martedì 23 giugno 2009

Consultori Familiari - 13 Municipio

Al Presidente della Regione Lazio
On. Piero Marrazzo
Al Direttore Generale AUSL Roma D
Dr.ssa Giuseppina Gabriele
Al Direttore Sanitario Aziendale
Dr. Maurizio Rango
Al Direttore Amministrativo
Dr. Antonio Scuteri
Al Direttore Area Tutela della Donna e del Bambino
Dr. Pierluigi Palazzetti
Al Direttore f. f. U.O.C.I. Salute della Donna e del Bambino
Dr.ssa Patrizia Musacchio
Al Responsabile U.O.S. Consultori del Distretto 2
Dr. Gianlorenzo Darbisi
Al Direttore del Dipartimento di Prevenzione
Dr. Agostino Sorce
Al Dirigente del Servizio Spresal
Dr.ssa Maria Claudia Proietti
Al Direttore del Distretto 2
Dott. Vittorio Chinni
Al Dirigente U.O.C. Prevenzione e Protezione
Dr. Vittorio Chinni
Al Direttore Area Risorse Umane e Affari Generali
Dr. Filippo Coiro
Al Presidente del Municipio 13
On. Giacomo Vizzani
Ai Componenti dell’Osservatorio per l’Integrazione
Socio - Sanitaria del 13 Municipio
e,p.c. All’ Assemblea delle Donne 13 Municipio
Sig.ra Ada Codecà
Al Coordinatore delle R.S.U.
Eugenio Bellomo

Oggetto: Consultori Familiari - 13 Municipio / Distretto 2. - Segnalazione.
Scrivente O.S., facendo seguito alla nota del 15/12/2008 Prot. AUSL RM/D n°103823, con la presente intende rappresentare alcune delle problematiche relative ai Consultori Familiari del 13 Municipio / Distretto 2, con particolare riferimento alla situazione venuta a determinarsi in seguito al trasferimento del Consultorio di Ostia, per la prevista e avvenuta chiusura del Sant’Agostino, con la stipula di un contratto di locazione, presso un locale di proprietà privata, sito in Via Capitan Casella, n° 3.
I locali, come già più volte è stato segnalato dall’Assemblea delle Donne del 13 Municipio, dai delegati R.S.U., nonché dalla stessa scrivente O.S., anche nel Tavolo di confronto con l’Azienda sulle problematiche della Tutela della Salute della Donna e del Bambino, erano apparsi da subito inadeguati, inidonei, al limite dell’agibilità e impossibilitati a garantire l’insieme delle attività precedentemente svolte nel presidio Sant’Agostino, sia in termini quantitativi che qualitativi.
L’appartamento individuato per la collocazione del Consultorio Familiare, infatti, se pur apparentemente accogliente, presenta gravi carenze ed inadeguatezze, anche strutturali, come la presenza, nell’entrata principale, di scalini asimmetrici, particolarmente stretti che creano difficoltà e potrebbero rappresentare, peraltro, un vero e proprio rischio per donne con dei bambini in braccio.
Tale situazione non permette, di fatto, il regolare e normale accesso, deflusso e passaggio per più di una persona alla volta, con evidente difficoltà per passeggini, carrozzine, tant’è che per l’accesso delle persone diversamente abili viene utilizzata l’entrata condominiale che si apre nel locale ripostiglio dello stesso consultorio.
Gli spazi, anche all’interno della struttura, risultano incredibilmente insufficienti, non funzionali e particolarmente disagevoli sia per le/gli operatrici/ori, ma soprattutto per le persone che vi accedono:
- la porta d’ingresso, nell’apertura, prende tutto lo spazio antistante lo sportello per il filtro e l’accoglienza, dove sostano le persone in attesa di indicazione e informazioni;
- il corridoio risulta strettissimo anche per il normale transito delle persone che vi accedono ( una alla volta ) e rimane particolarmente difficoltoso per il passaggio di mamme e/o papà muniti di carrozzine e passeggini;
- la stanza adibita ad accoglienza è quella relativa allo spazio “ ritagliato “ nel corridoio ed è situata subito a ridosso della porta d’entrata, è privo di finestre.
Cosa particolarmente grave è l’impossibilità, in queste condizioni, di poter garantire la riservatezza e la tutela della privacy delle persone, considerata anche la particolare delicatezza delle problematiche trattate.
In realtà manca una vera stanza per l’accoglienza per effettuare in modo idoneo e funzionale i primi colloqui, i lavori di segreteria e tutte le attività organizzative e pratico/amministrative;
- la sala d’attesa è molto piccola , sono presenti solamente sei sedie e risulta disagevole, se non impossibile far sostare e soggiornare in modo adeguato e confortevole gli utenti, all’interno della sala, spesso con bambini, che accedono al servizio e che frequentemente si trovano, così, costretti a sostare all’esterno con i disagi e le difficoltà che questo potrebbe comportare in presenza di condizioni atmosferiche particolarmente avverse ( temperature troppo alte o troppo basse, ecc. );
- l’apertura della porta del bagno ( per i diversamente abili ) si apre verso l’esterno e, quindi, invade, nell’apertura, lo spazio della “ sala d’attesa “ andando persino ad intralciare l’entrata e l’uscita delle persone che accedono o escono dalla stanza del ginecologo;
- la stanza del ginecologo, per le esigue dimensioni, risulta essere ancor più inadeguata e angusta vista la numerosa, ma pur necessaria, presenza di mobilio ( n° 2 scrivanie ) un armadio e strumentazione sanitaria (sterilizzatrice, lettino visite, carrello, computer, ecc. ) ;
- la stanza adibita per la preparazione al parto può consentire un idoneo lavoro per gruppi di massimo otto donne anziché 15, come era in precedenza al Sant’Agostino e, quindi non è possibile garantire lo stesso numero di utenza ( attualmente iniziano due corsi al mese con il rischio evidente di un ulteriore diminuzione ).
I Gruppi del dopo parto, essendoci anche i bambini con passeggini, in queste condizioni non hanno la reale possibilità di accesso;
- le operatrici e gli operatori sono costretti ad alternarsi frequentemente nelle stanze ( v. psicologi, ostetricia ).
Sarebbe imputabile a questa situazione la causa della ridotta attività specialistica ( almeno di circa cinque turni settimanali): prima i turni di specialistica ( pediatria, ginecologia ) erano 15, attualmente sarebbero stati ridotti a circa 10. Risulta, inoltre, che le aperture pomeridiane, attualmente, siano state ridotte di una ed è prevista un’ulteriore riduzione dal prossimo mese di luglio;
- risulta assente l’uscita di sicurezza con porta antipanico e mancherebbe affisso, a tutt’oggi, il piano d’emergenza.
A tale situazione si è risposto in modo improvvisato e approssimativo, con interventi e provvedimenti assunti senza un reale criterio di programmazione e organizzazione funzionale all’attività del Consultorio Familiare. Si è arrivati, persino, a ridimensionare il personale, sopprimendo e/o spostando, in altre sedi, funzioni che, in realtà, sono proprie del Consultorio ( ambulatorio ostetrico ).
Si ricorda che i Consultori Familiari hanno competenze proprie, svolgono, inoltre, una importante ed insostituibile funzione sociale.
Vale la pena ricordare, inoltre, che i C.F. , nati come servizi di assistenza alla famiglia e di educazione alla maternità e paternità responsabili, hanno il compito primario e fondamentale di realizzare e sviluppare tutte quelle attività necessarie…… “ all’informazione, l’educazione e l’assistenza sociale, sanitaria, e psicologica a livello individuale e di gruppo, per i problemi della sessualità, per la procreazione libera e consapevole, per la maternità e paternità responsabili, l’armonico sviluppo fisico e psichico dei figli e per la realizzazione della vita familiare con particolare riguardo alle condizioni sociali ed ambientali…..” ( art. 2 L.R. 15/76 ).
Tali attività debbono essere svolte in un ottica multidisciplinare e in stretto collegamento con le diverse strutture socio – sanitarie e le realtà sociali, culturali e educative presenti sul Territorio.
Va, inoltre, ricordato e sottolineato che la nascita dei C.F. ha costituito una vera e propria anticipazione di quella cultura di promozione della saluta intesa come benessere psico – fisico delle persone e, nello specifico della donna e del bambino. In questo senso, i C. F. hanno rappresentato una svolta, un segnale di cambiamento dell’intervento sanitario poi recepito dalla L.833/78 di Riforma Sanitaria. Un cambiamento, una trasformazione culturale, persino di costume, che invertiva il concetto di salute intesa come assenza di malattia, fino ad allora prevalente, e nello stesso tempo rompeva il dominio ed il Potere esercitato sull’autonomia e autodeterminazione delle donne.
Per tali ragioni, pensiamo, che atteggiamenti e scelte che tendono, di fatto al ridimensionamento e alla mortificazione di questi servizi e delle loro attività e funzioni vadano con forza segnalati e denunciati.
Pensiamo sia necessario, invece, mettere in atto tutte le iniziative per il potenziamento, lo sviluppo e la crescita dei Consultori Familiari. Basti pensare che in un territorio come il 13 Municipio ci sono solo due Consultori Familiari mentre la legge ne prevederebbe uno ogni ventimila abitanti e, quindi, sarebbero necessari almeno altri otto Consultori, se si considera anche la forte espansione edilizio/abitativa ancora in corso.
Resta, pertanto, incomprensibile ed inaccettabile l’atteggiamento della Direzione Aziendale che ha provveduto al trasferimento del Consultorio di Ostia in locali inidonei che, di fatto, limitano e mortificano ulteriormente un’attività fondamentale come quella portata avanti dai Consultori Familiari. Tale atteggiamento è ancor più grave se si considera che in data 7/3/2009 la stessa Azienda è pervenuta alla firma di un verbale di intesa con l’Assemblea delle Donne e con la R.S.U. aziendale con il quale si dichiarava e affermava di voler: ”… ..valutare l’adeguatezza dei servizi consultoriali di Ostia, per i quali è in corso una trattativa ( ? ) per i locali atti all’apertura di un secondo Consultorio…”. Sino ad oggi nessun impegno concreto è stato realmente assunto né, tantomeno, è stata data titolarità e autorevolezza allo stesso Tavolo di confronto istituito dalla Direzione Aziendale.
Un Tavolo di confronto che vedeva in realtà, al di la delle intenzioni, dell’impegno e della disponibilità personale di chi era stato chiamato a rappresentare l’Azienda, l’assenza più totale di una volontà e di una strategia Aziendale se non quella, oramai evidente, di cercare di prendere tempo.
Atteggiamenti che fanno seguito ad annunci, dichiarazioni ed impegni continuamente contraddetti e puntualmente smentiti dai fatti.

Pertanto, malgrado gli impegni assunti con la firma del verbale d’intesa con l’Assemblea delle Donne e la R.S.U. Aziendale, in data 07/03/2009, si deve registrare una totale mancanza di reale volontà a pervenire in tempi utili a soluzioni positive. Ci si trova continuamente di fronte ad atteggiamenti approssimativi e dilatori malgrado più volte siano state avanzate diverse proposte ed alternative. Si ha, invece, l’impressione che si cerchi di prendere tempo con iniziative formalistiche e poco incisive.
Ci si chiede: per i locali dove è attualmente collocato il Consultorio di Ostia sono state espletate tutte le procedure di verifica di idoneità? Sono state richieste tutte le necessarie autorizzazioni? E chi, infine, ha rilasciato i nulla osta per il trasferimento nei locali suddetti?

Si chiede agli Organi competenti in indirizzo di effettuare le necessarie verifiche di fattibilità ed idoneità dei locali del Consultorio di Ostia situati in Via Capitan Casella n° 3 e se le condizioni, ivi esistenti, rispondano alle norme ed ai criteri di appropriatezza e ai requisiti di sicurezza ed agibilità a tutela della salute dei lavoratori/lavoratrici e degli stessi cittadini/utenti ( D.lgs. 81/08 ).
In assenza di reali riscontri, scrivente O.S. si riserva di presentare formale esposto agli Organi Giudiziari.

Si coglie, infine, l’occasione per segnalare la necessità, in vista del prossimo trasferimento del Consultorio Familiare di Acilia nei locali di Largo da Montesarchio, e al fine di evitare ulteriori disagi ad operatori ed utenti, che siano messe in atto tutte le verifiche di fattibilità, compatibilità ed idoneità necessarie attraverso anche il coinvolgimento e la partecipazione degli operatori/operatrici, delle Organizzazioni Sociali e Sindacali.
In attesa di un sollecito riscontro si porgono i più distinti saluti.

Prot. AUSL RM/D
n° 57806 del 23/06/2009
p. il COBAS AUSL RM/D
I Delegati R.S.U.Laura Mazzarella - Cesare Morra - Antonio Nocera