mercoledì 16 luglio 2008

IN QUESTI GIORNI ABBIAMO PUBBLICATO UN NOTIZIARIO INTERNO COME LUOGO DI CONFRONTO APERTO A TUTTI


“… Perché una realtà non ci fu data e non c’è;ma dobbiamo farcela noi,se vogliamo essere;e non sarà mai una per sempre,ma di continuo e infinitamente mutabile…” Luigi Pirandello

Diritti Salute Territorio
notiziario bimestrale dei cobas ausl rm d distribuito gratuitamente tiratura 500 copie

PERCHE’ QUESTO NOTIZIARIO

Finora abbiamo utilizzato il volantino come forma di comunicazione ne vorremmo una più impegnativa sia per noi e sia per i lettori.
Ci proponiamo questo "piccolo" salto organizzativo e speriamo anche di qualità dotandoci di questo notiziario bimestrale,a quattro facciate,per esprimere le nostre proposte,domande,dubbi,lettere,critiche,ovviamente aperto a tutti.
Questo numero è centrato sulle nostre condizioni salariali.
Per il nome del notiziario,per un po’ di tempo,useremo titoli diversi e chiediamo a voi lettori sug-gerimenti per quello definitivo.
Ogni numero a quattro facciate,a colori,costa circa
250 €;questa spesa per i primi tempi può essere coperta dalla parte delle quote che l’iscrizione ai COBAS ci lascia nella nostra cassa locale.
La distribuzione sarà gratuita e speriamo nell’autodiffusione. Se l’iniziativa,come auspichiamo, sarà accolta con interesse,speriamo che ci siano anche sottoscrizioni ,Buona lettura.

…CONTINUIAMO A PROPORRE CIO’ CHE PENSIAMO PER COSTRUIRE COMUNITA’...oggi alcune note sulle Posizioni Organizzative e l.251/2000

In questi anni le condizioni di vita e di lavoro per i lavoratori e le lavoratrici e, più in generale, le condizioni di vita stesse delle persone sono diven-tate sempre più difficili e gravose. Condizioni che generano per tanti e tante uomini, donne, anziani, giovani un senso di insicurezza e di precarietà.
L a continua inesorabile erosione del potere d’acquisto, dovuta alla crisi economica, all’aumento dei prezzi, ma soprattutto ai salari e alle pensioni da fame, al precariato, alla carenza, all’inadeguatezza di servi-zi fondamentali come i trasporti, le scuole, gli asili nido, i servizi socio – sanitari, sociali e culturali sta determinando, in presenza di un declino politi-co, sociale e culturale, sempre più evidente, fram-mentazioni e divisioni pro-fonde nel tessuto sociale e culturale del paese.
T ali condizioni, pensia-mo, siano il frutto di scelte politiche, governati-ve, padronali e sindacali che hanno determinato, in questi anni, un aumento esponenziale a favore dei profitti e del capitale finan-
ziario, a discapito dei lavoratori/trici, aumen-tando il divario tra chi ha e chi non ha, tra ricchi e poveri.
S econdo studi recenti della BRI ( Banca dei Regolamenti Internazio-nali) negli anni 80 e, pre-cisamente nel 1983, la quota del Prodotto Inter-no Lordo italiano, inta-scata a favore dei profitti, era pari al 23,12 %; per contro la parte destinata ai lavoratori/trici era il 76,88 %: una situazione quasi identica al 1960 nel periodo del cosiddetto " miracolo economico".
L ’ampliamento, l’allargamento della fetta a favore dei profitti e del capitale ha inizio nel 1985, ma è dalla metà degli anni 90 che avviene il vero salto.
I nfatti, secondo questi studi, risulta che nel 1994 i profitti mangiano il 29% della torta, e nel 1995 il 31%, per procede-re sempre più inesorabil-mente al 32,7% nel 2001 e nel 2005 era al 31,34 % del PIL.
Tale andamento continua anche negli anni successivi, sino ad oggi.
A i lavoratori in quegli anni è rimasto in tasca poco più del 68% della ricchezza nazionale. Di fatto, otto punti in meno rispetto al 76% di vent’anni prima.
S e calcoliamo che l’8% del PIL di oggi è rapportabile a 120 miliardi di euro e se il rapporto di forza tra capita-le e lavoro fosse ancora quello di vent’anni fa, quei soldi sarebbero finiti nelle buste paga dei lavoratori/trici invece Per i 23 milioni di lavoratori ed in particolare per i 17 mi-lioni di lavoratori/trici dipendenti vorrebbe dire avere cir-ca 7 mila euro tonde in più nelle buste paga.
A nche gli ultimi dati pubblicati dall’OCSE ( Organizza-zione per la Cooperazione e Sviluppo Economico ) hanno evidenziato che i salari dei lavoratori/trici italiani, lavorando più ore, sono tra i più bassi, circa il 20% in me-no rispetto agli altri paesi più industrializzati dell’occidente .
ALTRO CHE DETASSAZIONE DEGLI STRAORDINARI ( PER POTER SFRUTTARE DI PIU) E TAGLIO DELLE ALIQUOTE IRPEF……. ?!!!
MA DI COSA STIAMO PARLANDO? CHI VOGLIONO PRENDERE IN GIRO…?
….PURTROPPO SEMPRE E SOLO A NOI….!!!
T ali condizioni, pensiamo siano, oggi, destinate a peg-giorare sempre più, con i tentativi di indebolire, se non cancellare, il valore ed il ruolo, del Contratto Nazionale ( V. gli accordi sulla riforma del sistema contrattua-le ) con l’aumento degli orari e dei ritmi di lavoro (V. l’accordo raggiunto tra i Governi Europei sugli orari di lavoro fino a 68 ore settimanali), con la carenza degli organici nei sevizi pubblici, con le forme di sfruttamento attraverso il precariato e la deregola-zione dei rapporti di lavoro, la cancellazione, il depo-tenziamento dei diritti e delle tutele sulla sicurezza, richieste dal mondo del lavoro, l’attacco ai Servizi e ai Beni pubblici, alla democrazia sindacale.
U n ulteriore esempio di un clima che tende sempre più a considerare il Servizio Pubblico come un osta-colo da abbattere e a far pagare ai lavoratori/trici il costo delle fallimentari scelte politiche, economi-che e finanziarie, è costituito dal vergognoso decreto n. 112, emanato dal Governo, in data 25/06/08 che, all’interno di una serie di provvedimenti, inserisce nell’art. 71, una serie di norme che tendono a colpevo-lizzare e penalizzare la malattia, colpendo i diritti dei dipendenti pubblici anche attraverso la decurtazione del salario.
T ener presente questi dati e questi avvenimenti pensiamo sia importante come premessa per tentare un ragionamento, una riflessione sulle cose che ci riguardano da vicino, che riguardano le nostre condizio-ni materiali e immateriali, il senso stesso delle nostre vite.
Vogliono costringerci a guardare il dito per non farci vedere la luna. Ma noi sappiamo che la luna esiste e non permetteremo che venga nascosta ai nostri occhi. Pensiamo che un ragionamento, una riflessione, un bilancio ed un’analisi siano fondamentali per comprendere anche questioni normative/contrattuali che suscitano speranze, aspettative, anche legittime, tra i lavoratori e le lavoratrici, perché tali questioni se non inserite, comprese e analizzate all’interno di un contesto, dentro il quale, le stesse, maturano, rischiano di alimentare quel clima e quella condizione di frammentazione e divisione oggi tanto presente nel mondo del lavoro.
V ogliamo parlare, per esempio, di quelli aspetti giuridico, normativi/contrattuali come le Posizioni Orga-nizzative e l’applicazione della L. 251/2000??!!!
L e posizioni organizzative sono state introdotte nel CCNL 1998/2001 e si andavano configurando come uno strumento di crescita professionale delle professioni del comparto.
I l finanziamento necessario all’applicazione grava su un fondo comune riguardante le posizioni stesse, le fasce (progressione orizzontale) ecc,una volta determinata l’entità del fondo, secondo indirizzi e procedu-re dettate e livello nazionale, questo deve poi essere utilizzato per ogni obiettivo e deve essere concordato tra l’Azienda e le Organizzazioni Sindacali, possibilmente dopo e attraverso il confronto partecipato con gli stessi lavoratori/trici.
C iò determina che le risorse economico/finanziarie se usate per una cosa non ci sono per un’altra.
N elle Aziende, solitamente, ciò viene concertato tra le Amministrazioni e le OO.SS.e quello che appare evidente che, si sa ma non si dice, è che tali questioni trovano applicazioni seguendo logiche e criteri che, poco hanno a che fare con la funzionalità, l’efficienza della Pubblica Amministrazione e con gli stessi principi che, anche se non pienamente condivisibili, le hanno ispirate. Prevalgono per la maggior parte in-teressi particolari, logiche spartitorie/clientelari, vengono individuate e costruite Posizioni Organizzative a misura di singoli e su specifici interessi che spesso non corrispondono ad una reale utilità organizzativa, rispetto ad altre situazioni che, al limite, la richiederebbero, con il paradosso di vedere realizzate Posizioni Organizzative numericamente superiori alle figure e alle unità da organizzare.
A nche nella nostra Azienda e precisamente nel luglio 2002, dopo accordi Aziendali con le OO.SS. e la RSU, sono state istituite una quarantina di Posizioni Organizzative tra sanitarie,sociali e amministra-tive. In seguito, ed in modo unilaterale, da parte delle varie Direzioni Aziendali , sono state portate ad una sessantina, quante sono attualmente, senza che mai siano state sottoposte a verifica
L a scadenza degli incarichi delle P.O. è prevista per luglio 2008….. Sarà cosi??!!!
L e situazioni che si sono generate nella maggior parte dei casi hanno avuto scarsissima efficacia nel mi-glioramento dei processi organizzativi/qualitativi Aziendali essendo, di fatto, tali incarichi assoluta-mente privi di qualsiasi possibilità e autonomia decisionale e molto spesso gravate di carichi e responsabi-lità altrimenti di competenza della Dirigenza.
D i fatto hanno finito per divenire strumentali e funzionali a quei processi di deresponsabilizzazione dei vari Dirigenti e Organi di Direzione, peraltro ben remunerati, dei quali, molto spesso, se non ci fosse-ro, difficilmente se ne sentirebbe la mancanza. Un elemento di riflessione riguarda, inoltre, le aspettative che tale situazione genera rispetto alla possibilità per i lavoratori/trici di vedere accrescere le opportunità di integrazione al proprio salario. Va detto che ciò, non sempre corrisponde al vero, considerando, che, queste, determinano spesso aumento dei carichi e dei tempi di lavoro, (ore di lavoro in più prestate/ stra-ordinario ) che se venissero pagate risulterebbero più remunerative.
S i può tranquillamente sostenere che se " vantaggio" ci può essere, questo, riguarda quei lavoratoti/trici che si trovano con la P.O. riconosciuta in prossimità della fine del rapporto di lavoro per motivi di età, e possono, così, ottenere una pensione minimamente più dignitosa.
C iò che va, invece, sottolineato è il carattere gerarchizzante, selettivo e competitivo che questi strumenti svol-gono, creando, a volte, tra i lavoratori/trici divisioni, fratture, ma soprattutto un senso profondo di frustra-
zione e di ingiustizia, maggiormente laddove, in presenza di situazioni di parità della condizione lavorativa/professionale, si vede riconoscere a qualcuno ciò che viene negato ad un altro, quando, spesso, l’intera attività di un ufficio e/o di un servizio, anche per la grave carenza degli organici, è garantita solamente da singole unità, al di là degli specifici profili e ruoli.
I l lavoro e l’attività che solo alcuni anni fa veniva svolto da diverse e più unità, per effetto dei pensionamenti e la mancanza di assunzioni delle varie figure professionali, ora viene svolto da un numero minore di unità, se non da singoli operatori/trici. Quante volte, infatti, assistiamo al fatto che un determinato lavoro e/o attività restano fermi perché quel lavoratore/trice è assente per vari motivi ( malattie, ferie, ecc. ) e si aspetta il suo rientro per po-ter essere ripreso?!!!
P er questo, pensiamo, che tali strumenti normativi/contrattuali vadano rivisti e ridimensionati e soprattutto ripensati, perché diventano, sempre più, un elemento iniquo e non corrispondente alla realtà lavorativa/professionale, determinando, in questo modo, condizioni sempre più ingiuste e sperequative nei confronti dei molti/e lavoratori/trici che quotidianamente continuano a svolgere il proprio lavoro con competenza, professiona-lità e responsabilità.
D ovremmo allo stato attuale analizzare e fare un bilancio anche sui i costi che tale situazione ha determinato. Infatti il costo delle Posizioni Organizzative ha gravato e grava proprio sull’insieme dei lavoratori/trici del Comparto. Si calcola che per una sessantina di P.O. il costo sia stato di circa 197.000 euro. Per questo pensiamo che la progressione economica, attraverso la massima estensione delle fasce orizzontali per tutti/e, sia la strada e la politica sindacale da percorrere, ( una fascia ad un lavoratore viene a costare mediamente 700 euro ) quella che nei fatti, di fronte, anche alla grave emergenza salariale può permettere un pur parziale recupero dello stesso.
L a tematica e le problematiche legate alle P.O. hanno un parallelo con la questione dell’applicazione della L. 251/2000 riguardante la Dirigenza per le Professioni del Comparto.
L ’ultimo accordo recepito nell’Atto Aziendale della Roma D prevede 4 Unità Operative Complesse e 15 Unità O-perative Semplici, in pratica l’applicazione della suddetta legge riguarda 19 persone e un impegno di risorse economico/finanziarie che, di fronte alle note difficoltà di bilancio, potranno essere istituite o attraverso il taglio della dotazione organica del Comparto, o quella della Dirigenza o, in alternativa, aggiungendo ulteriori, improbabi-li, di fronte allo stato di cose presenti, risorse economiche.
T ali strumenti giuridico/normativi, si potrebbe dire, recepivano, in parte, un orientamento e un indirizzo, quello dell’autonomia professionale delle figure del Comparto che teneva conto delle competenze e conoscenze acquisite, dei nuovi saperi scientifici nel campo della salute e che, rispetto alla centralità ed al monopolio del ruo-lo medico, vedeva emergere, affermare e valorizzare l’insieme delle figure professionali nell’ambito della prevenzio-ne, della cura e della riabilitazione dentro un’idea ed un orizzonte di crescita e sviluppo del Servizio Sanitario Pub-blico.
M a si può dire, che oggi, rispetto ai processi, alle politiche di mercificazione della salute, quelle scelte, quegli orientamenti rispondano ai principi e alle idee che li hanno ispirati? Non vanno considerati come esche e strumenti ideologici che mascherano la carenza di una reale autonomia professionale di tutto il comparto?
N on è vero, forse, che anche attraverso l’idea, affermatasi di Aziendalizzazione della gestione della salute, dove anche i cittadini/utenti non sono considerati più tali, ma clienti che consumano e diventano merce, non si siano affermati Poteri monocratici, accentratori e, molto spesso, autoritari e totalizzanti che penalizzano, mortifica-no e umiliano le stesse competenze e professionalità e il principio stesso di gestione democratica e partecipata del-la Cosa Pubblica??!!!
C i troviamo, quindi, in una situazione sempre più mortificante e penalizzante per la maggior parte dei lavoratori/trici che richiederebbe, nei fatti, scelte politiche e sindacali chiare e condivise, meccanismi e crite-ri di crescita, di valutazione e riconoscimento del personale trasparenti, che sappiano riconoscere e valorizzare l’insieme delle competenze e delle professionalità, anche con il supporto di adeguate e reali politiche di aggiorna-mento e formazione del personale che possano, anche, incidere sul funzionamento, sullo sviluppo, in modo chiaro e trasparente nella crescita della qualità dei servizi.
C ertamente siamo consapevoli che, oggi più che mai, c’è un’emergenza che pesa ed incide sulle condizioni ma-teriali delle persone, sulla qualità stessa della vita di ciascuno/a di noi, ed è l’emergenza salariale che richie-derebbe politiche e rinnovi contrattuali in grado, nei tempi e nei modi, di mettere al centro la redistribuzione del reddito prodotto e la salvaguardia del potere d’acquisto, anche attraverso, meccanismi di indicizzazione automati-ca, rispetto all’inflazione reale, e non a quelli legati a contratti bidone come, per esempio, l’ultimo contratto siglato dalle OO.SS. e solo da poco riconosciuto, che ha visto assegnare per l’anno 2006, per i lavoratori/trici della Sani-tà, la misera ed umiliante somma di 10 euro mensili e alla farsa e all’inganno dell’inflazione programmata.
P er il rinnovo del prossimo contratto del Pubblico Impiego sarebbero previsti solo irrisori aumenti salariali (secondo il Governo, nella misura del 1,5% ) riconoscendolo, peraltro, solo per il 2009, cancellando di fatto il primo anno del biennio, il 2008, per il quale non sono state stanziate le necessarie risorse finanziarie.
S i prosegue, in questo modo, lo scippo perpetrato, in tutti questi anni, nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici.
M a tutto questo, oggi viene taciuto, nascosto e manipolato dalle attuali politiche governative, industriali e sindacali, che mirano, attraverso il depotenziamento del Contratto Nazionale, ed il dogma dell’aumento della " Produttività", a modificare la struttura del modello contrattuale per legare e subordina-re, sempre più, i meccanismi e i criteri retributivi sulle differenziazioni, per "premiare", magari, quei " comportamenti e quegli aspetti virtuosi" e " meritocratici", che nei Sistemi di Potere, ( Aziendali, Privatistici, Politici, Sindacali ) come quelli insediatesi e ben radicati nel corso degli anni, nella Pubblica Amministrazione.
P ossiamo immaginare già a quali logiche e criteri questi risponderanno e corrisponderanno.
S empre più si faranno largo e troveranno spazio logiche e comportamenti fortemente segnati da un potere di discrezionalità, di mortificazione e depotenziamento del Servizio Pubblico e, questo, non potrà che ri-spondere e corrispondere a sistemi di lottizzazione, clientele e/o premiando quei comportamenti di obbedien-za, di subalternità e sottomissione che nulla hanno a che fare con l’efficienza, l’efficacia, la produttività della Pubblica Amministrazione, ed in particolar modo con il principio di universalità del Servizio Sanitario Pub-blico. Tutto questo a scapito dei cittadini, degli operatori e dello stesso interesse pubblico.
A ttraverso questo documento, che vogliamo considerare " un documento aperto", un ragionamento che, se pur ampio ed articolato non può che non essere considerato parziale, uno spunto per aprire una ri-flessione, un contributo per favorire un lavoro di indagine, di analisi e ragionamento collettivo, che rifugga dagli schemi, dalle semplificazioni, dai luoghi comuni e dai pensieri stereotipati ai quali troppo spesso ci siamo abituati e rassegnati.
C i sono alcuni che in modo strumentale, riferendosi a coloro che tendono a dare una lettura critica sullo stato delle cose presenti, spesso, alludono e ci accusano di " fare filosofia" e " demagogia", sostenendo che bisogna, invece, rispondere ai problemi del mondo del lavoro in modo " pratico", "pragmatico", perché è questo quello che "chiedono" e " vogliono i lavoratori/trici.
V ogliamo rispondere a costoro, senza particolari vene polemiche, ma con la chiarezza e la radicalità delle idee, senza peraltro abbandonare quel " dubbio critico " che sempre ci accompagna, che le cosiddette "risposte pratiche" ai " problemi pratici"sono sempre state al centro della nostra attenzione perché siamo in-teressati ad indagare la realtà concreta delle persone e dei loro rapporti nella società per non cadere in realtà immaginarie che i Poteri dominanti, forti dei loro mezzi, cercano di farci credere vere per confonderci.
P ensiamo che, fuori da qualsiasi orizzonte di cambiamento e di critica dell’esistente, le risposte e le ri-cette che da sempre vengono proposte e realizzate dai Poteri Politici, Economici, Finanziari, Strutture e Apparati Sindacali, siano divenute e divengono, sempre più condizioni di vita umilianti fino a diventare sof-focanti ed invivibili, per milioni di donne, uomini, giovani e anziani.
N oi pensiamo e affermiamo che le risposte al mondo dei lavori, ai bisogni materiali ed immateriali e alle condizioni di vita delle persone, non si affrontano riducendo e fissando lo sguardo sul " particolare", sulle " cose concrete" perché, ci permettiamo di dire, quel " particolare", quelle "cose concrete", di cui parla-no", saranno sempre più difficili da affrontare e darne risposta, senza una analisi, senza un approfondi-mento dei fenomeni politici, sociali e culturali dentro i quali, gli stessi, maturano.
A uspichiamo e continueremo a lavorare per tentare di scongiurare il degrado che il paese vive, per aprire una discussione, un confronto in grado di individuare, indicare e realizzare percorsi condivisi e parteci-pati, con e tra i lavoratori/trici, con le realtà del territorio, con le forze sociali e sindacali, per ridefinire un senso dell’essere e dell’agire politico, sociale e culturale e per ritrovare, ripensare, rinnovare la ragione ed il senso stesso dell’essere Comunità.

SEGNALIAMO ALL’ATTENZIONE DEI LETTORI L’ART.71 DEL D. L.n°112 del 25/06/2008 PRODOTTO DA QUESTO GOVERNO CHE CON L’ESTATE VUOLE FAR PASSARE SOTTO SILENZIO QUESTA IGNOMINIA CONTRO NOI LAVORATORI COSTRUIAMO UNA FORTE MOBILITAZIONE PER BLOCCARLO !!
PARTECIPIAMO IL 16 LUGLIO ORE 13,OO DAVANTI IL PARLAMENTO ALLA MANIFE-STAZIONE INDETTA DAL SINDACALISMO DI BASE.
Art. 71. Assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche ammi-nistrazioni 1. Per i periodi di assenza per malattia, di qualunque durata, ai dipendenti delle pubbliche ammi-nistrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nei primi dieci giorni di assenza è corrisposto il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento accessorio. Resta fermo il trattamento più favorevole eventualmente previsto dai contratti collettivi o dalle specifiche normative di settore per le assenze per malattia dovute ad infortunio sul lavoro o a causa di servizio, oppure a ricovero ospedaliero o a day hospital, nonché per le assenze relative a patologie gravi che richiedano terapie salvavita. I risparmi derivanti dall'applicazione del presente comma costituiscono economie di bilancio per le amministrazioni dello Stato e concorrono per gli enti diversi dalle amministrazioni statali al miglioramento dei saldi di bilancio. Tali somme non possono essere utilizzate per incrementare i fondi per la contrattazione integrativa. 2. Nell'ipotesi di assenza per malattia protratta per un periodo superiore a dieci giorni, e, in ogni caso, dopo il secondo evento di malattia nell'anno solare l'assenza viene giustificata esclusivamen-te mediante presentazione di certificazione medica rilasciata da struttura sanitaria pubblica. 3. L'Amministrazione dispone il controllo in ordine alla sussistenza della malattia del dipendente anche nel caso di assenza di un solo giorno, tenuto conto delle esigenze funzionali e organizzative. Le fasce orarie di reperibilità del lavoratore, entro le quali devono essere effettuate le visite mediche di controllo, è dalle ore 8.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14 alle ore 20.00 di tutti i giorni, compresi i non lavorativi e i festivi. 4. La contrattazione collettiva ovvero le specifiche normative di settore, fermi restando i limiti mas-simi delle assenze per permesso retribuito previsti dalla normativa vigente, definiscono i termini e le modalità di fruizione delle stesse, con l'obbligo di stabilire una quantificazione esclusivamente ad ore delle tipologie di permesso retribuito, per le quali la legge, i regolamenti, i contratti collettivi o gli accordi sindacali prevedano una fruizione alternativa in ore o in giorni. Nel caso di fruizione dell'intera giornata lavorativa, l'incidenza dell'assenza sul monte ore a disposizione del dipendente, per ciascuna tipologia, viene computata con riferimento all'orario di lavoro che il medesimo avreb-be dovuto osservare nella giornata di assenza. 5. Le assenze dal servizio dei dipendenti di cui al comma 1 non sono equiparate alla presenza in servizio ai fini della distribuzione delle somme dei fondi per la contrattazione integrativa. Fanno eccezione le assenze per congedo di maternità, compresa l'interdizione anticipata dal lavoro, e per congedo di paternità, le assenze dovute alla fruizione di permessi per lutto, per citazione a testimo-niare e per l'espletamento delle funzioni di giudice popolare, nonché le assenze previste dall'artico-lo 4, comma 1, della legge 8 marzo 2000, n. 53, e per i soli dipendenti portatori di handicap grave, i permessi di cui all'articolo 33, comma 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104. 6. Le disposizioni del presente articolo costituiscono norme non derogabili dai contratti o accordi collettivi.
LUTTO
Il giorno 11 luglio 2008, la nostra amica e compagna Anna Aramini, ci ha lasciato, ha terminato il suo viaggio.
Noi che abbiamo incrociato, in parte, la sua rotta, che l’abbiamo conosciuta e attra-versato con lei parte di questo mare immenso che è la vita, la ricorderemo sempre per quella sua forza e autorevolezza col-me sempre di determinazione e allo stesso tempo di profonda dolcezza nelle sue, nelle nostre battaglie per i Diritti delle Don-ne, per il Diritto alla Salute, alla Cultura e alla Scuola Pub-blica. Queste sono solo una par-te di quello che Anna è stata ed ha rappresentato.
Anna, insieme a tante/i amiche/i, compagne/i, anche coloro che non ci sono più, ma ricordiamo sempre con affetto, è un pezzo di noi, della nostra vita, della vita e della memoria di questo Territorio. Un memo-ria che oggi si tende a non ri-cordare e a cancellare, ma noi sappiamo che è esistita e fare-mo il possibile per tenerla in vita.
Ciao Anna, ci mancherai.


DI BUON AUGURIO PER LA NOSTRA NAVIGAZIONE UNA POESIA

ITACA
Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
fa voti che ti sia lunga la via,
e colma di vicende e conoscenze.
Non temere i Lestrìgoni e i Ciclopi
o Posidone incollerito: mai
troverai tali mostri sulla via,
se resta il tuo pensiero alto, e squisita
è l’emozione che ti tocca il cuore
e il corpo. Né Lestrìgoni o Ciclopi
né Posidone asprigno incontrerai,
se non li rechi dentro, nel tuo cuore,
se non li drizza il cuore innanzi a te.
Fa voti che ti sia lunga la via.
E siano tanti i mattini d’estate
Che ti vedano entrare( e con che gioia
allegra!) in porti sconosciuti pri-ma.
Itaca tieni sempre nella mente

Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni , che vecchio
Tu finalmente attracchi all’Isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchez-ze.
Itaca t’ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.
E se la trovi povera ,Itaca non t’ ha deluso.
Reduce così saggio , così esperto,
avrai capito cosa vuol dire un’Itaca.
Costantino Kavafis
Alessandria d’Egitto 1863
Atene 1933


I l cobas nella ausl rm d è stato costituito con le ultime elezioni,novembre 2007, delle R.S.U. (Rappresentanze Sindacali Unita-rie) nel pubblico impiego.
I lavoratori votandoci hanno per-messo l’elezione di tre nostri delegati su 27.
I n questi mesi, sperando che abbiate letto i nostri volantini dove esprimevamo,nelle varie oc-casioni ,le nostre critiche puntuali a questa direzione arrogante , inconcludente ,esecutrice zelante regionale del risparmio di spesa.
I mpegnarsi nel cobas significa innanzitutto cercare di impegnarsi,secondo le proprie possibi-lità,in prima persona nel cercare di costituire comunità tra operato-ri e cittadini nel territorio in cui si lavora e si viva non delegando a nessuno. Cercare di opporsi alle politiche che i dominanti applica-no,con i loro diversi strumenti e negli anni se ne sono succeduti di destra e di sinistra, nell’affossare il servizio sanitario pubblico e peg-giorare le condizioni di vita e di
di lavoro degli operatori e cittadini.
P ur non nascondendoci che noi siamo una piccola entità e che i rapporti di forza sono ,attualmente, contro di noi,ci pensiamo come una possibilità di opposizione allo stato di cose presenti e invitiamo chi lo vuole a frequentarci ,le nostre riunioni sono aperte,e chi lo desidera ad iscriversi, comunque a sostenerci.
Chi vuole contattarci:
email: listacobasrmd@gmail.com
blog listacobasrmd.blogspot.

lunedì 7 luglio 2008

ASSEMBLEE CON I LAVORATORI AUSL RM D INDETTE DALLA RSU CONTRO IL DECRETO 112 DEL GIUGNO 2008






……..Si è aperta la caccia ai Dipendenti Pubblici…!

Nel più totale e assordante dei silenzi, in data 25 giugno 2008, il Governo ha approvato il Decreto Legge, n° 112, dove all’interno di una serie di provvedimenti, vengono inserite, nell’ Art. 71, norme e discipline riguardanti le assenze per malattia dei Lavoratori/trici della Pubblica Amministrazione.

Al di là di parziali e non ancora chiari passi indietro del Ministro Brunetta, riguardanti la titolarità della certificazione medica, ( Il Decreto parla di certificazione rilasciata da struttura sanitaria pubblica ), il provvedimento adottato è un chiaro attacco alle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori/trici pubblici, con vere e proprie penalizzazioni e colpevolizzazioni della malattia attraverso, anche, la decurtazione del salario.

Tali scelte e provvedimenti si inseriscono in un clima, dove appare sempre più evidente su chi si vuol far ricadere e a chi far pagare le responsabilità e le fallimentari scelte economico/finanziarie di questi anni. Con le campagne, se non vere e proprie crociate sui lavoratori/trci pubblici “fannulloni” si vogliono, in realtà nascondere le vere responsabilità, cancellando, non solo i più elementari diritti, ma portando un ulteriore dimostrazione che si vuole, in realtà, indebolire, mortificare e depotenziare lo stesso Servizio Pubblico.

E’ necessario che dai posti di lavoro si alzi la voce, si sviluppino iniziative e si organizzino tutte le forme di protesta per impedire che tale Decreto venga convertito in Legge ( il Decreto ha validità 60 giorni dalla data di emanazione), a tale proposito la R.S.U. intende promuovere un confronto ed una discussione tra tutti e tutte i lavoratori e lavoratrici dell’Azienda USL RM/D, al fine di approfondire tali problematiche e valutare le iniziative da prendere.



A S S E M B L E A

Giovedì 10 luglio 2008 alle ore 10,00
presso la Sede Aziendale di Casal Bernocchi

Martedì 15 luglio 2008 alle ore 10,00
presso l’Ospedale G.B. Grassi

p. la R. S. U.
Eugenio Bellomo