domenica 22 aprile 2012

SINTESI DELLA NOTA COBAS SULLA CONVENZIONE PER I PROGETTI ASL ROMA D

Scrivente O.S. ha inteso rappresentare, attraverso una nota inviata alla Regione Lazio e agli Organi di Direzione dell’Asl Rm/D, alcuni rilievi, con richiesta di chiarimenti, sulle ragioni e sui contenuti della Convenzione, sottoscritta in data 30.12.2011, Repertorio n° 748/12 del 30 dicembre 2012 – per la realizzazione del Progetto “Centro di Cura Per la Donna e La Famiglia” e del Progetto “Screening Mammografico I°, II, e III° Livello” . L’Azienda Usl Rm/D mediante tale convenzione intende realizzare un progetto, della durata di sei anni, per la prevenzione delle patologie oncologiche mammarie individuando nelle strutture del Policlinico di Liegro la sede per lo svolgimento del Programma di Screening Mammografico di I° e II°- per le donne residenti nel Territorio del Mun. XV e XVI e di III° livello (interventi in regime di ricovero) per le donne dell’intero territorio aziendale. La Scrivente O.S. ha evidenziato, tra gli altri, dubbi e perplessità in merito al fatto che, con la richiamata Convenzione, sia stato realizzato, di fatto, l’affidamento di una attività ad una struttura privata, senza una procedura di gara, secondo quanto previsto dalla normativa vigente in materia di contratti pubblici (Decreto Legislativo n. 163/2006) che garantisca la selezione della migliore offerta e la massima partecipazione di concorrenti. Ciò mentre, nello stesso tempo, l’Azienda, bandiva (in data 3 Gennaio 2012 con deliberazione n° 5) una nuova procedura di gara per l’affidamento dello Screening Mammografico di I° e II° livello per soli due dei Distretti sanitari aziendali: Municipio XIII e Comune di Fiumicino. L’ipotesi di una procedura di gara per le esigenze dell’intero territorio non avrebbe garantito una maggiore convenienza e, quindi, un risparmio in termini economici? Singolare appare, tra le altre cose, la scelta aziendale di collocare il “Centro di Cura per la Donna e la Famiglia, presso i locali del Policlinico Di Liegro, quando è stato, di fatto, cancellato il progetto della “Casa della Salute della Donna e del Bambino” che avrebbe dovuto trovare collazione presso il Presidio Sant’ Agostino, ristrutturato proprio per la realizzazione del progetto stesso. Scrivente O.S. non può non rilevare come in tutta una serie di atti e provvedimenti si evidenzi, di fatto, un progressivo trasferimento di risorse pubbliche a vantaggio di settori e strutture di natura privatistica come sembrerebbe emergere, a nostro avviso, anche dall’ “Accordo Integrativo dell’Atto di Convenzione con il Policlinico Portuense Spa”, sottoscritto sempre in data 30.12.2011, ed adottato con deliberazione n° 24 del 26.01.2012, con il quale per “ soddisfare il bisogno di salute rilevato nel bacino di utenza, ridurre le liste di attesa e la mobilità passiva a carico dell’Azienda Sanitaria” ( art. 3 ) le parti hanno concordato che alcune specialità e branche assistenziali, le cui prestazioni sono a carico del Servizio Sanitario Regionale, “saranno riorganizzate, reinserite e rese nuovamente efficienti presso la Struttura Sanitaria (Pol. Di Liegro) anche mediante l’utilizzo di personale medico messo a disposizione dalla parte privata “( art. 3 ). Utilizzo del personale privato per il quale viene rimodulata la percentuale della remunerazione delle prestazioni riconosciuta alla Asl Roma D. Riteniamo che tali e altri chiarimenti riportati nella nostra nota, inviata alla Regione Lazio e agli Organi di Direzione dell’ ASL Rm/D, siano, nel contesto della grave crisi economico/finanziaria nel quale le Aziende Sanitarie Locali ed Ospedaliere sono chiamate ad operare, ineludibili, tenuto, altresì, conto delle indicazioni regionali in merito all’attuazione del Piano di Rientro del debito sanitario, ma lo sono ancor di più se si guarda all’incredibile e vergognosa situazione di “precarietà” gestionale che contraddistingue da tempo l’Azienda Asl Rm/D, dove nell’arco di poco più di un anno si sono succeduti Commissari e Direttori, fino all’attuale Direttore facente funzione. Una gestione che mentre si caratterizza sempre più per l’assenza di volontà a qualsiasi confronto e per le notevoli difficoltà evidenziate anche nell’espletamento e nell’osservanza dei normali atti e provvedimenti di ordinaria amministrazione, oltre a quegli indispensabili atti di governo (v. Atto di Autonomia Aziendale, la Ricognizione del Personale - prevista nei Piani Operativi 2011-2012 di cui al DCA 113/2010 - e la riorganizzazione dei Servizi, delle Strutture e delle attività sulla base delle risorse umane e professionali realmente disponibili ) adotta una serie di provvedimenti, a volte anche di natura straordinaria, che poco o nulla sembrano avere a che fare con i reali interessi e le ragioni funzionali/organizzative di una Azienda Pubblica (v. Conferimento di incarichi a professionisti esterni, a società di consulenza, Comandi, Avvisi Pubblici Dipartimento di Prevenzione, Convenzione Ospedale di Comunità – Policlinico Portuense - ecc.). Scrivente O.S. ritiene, pertanto, doverosi i chiarimenti richiesti proprio perché, in questo quadro di apparente confusione gestionale, si sta realizzando e consolidando, di fatto, un progressivo trasferimento di risorse pubbliche a vantaggio di strutture sanitarie di natura privatistica penalizzando evidentemente il Servizio Sanitario Pubblico. Cobas Asl Rm/D

Come si veste “ l’altare” della Sanità privata, smantellando la Sanità Pubblica!!!

Lo stato di confusione e indeterminatezza che oramai da troppo tempo serpeggia nella gestione dell’Asl Rm/D sembra sia diventata una normale realtà alla quale ci si deve abituare. Ma si può considerare normale e normalizzabile una realtà dove da oltre un anno si assiste all’incredibile e vergognosa situazione di “ precarietà” gestionale che contraddistingue l’Azienda Asl Rm/D, con un susseguirsi di Commissari e Direttori, fino all’attuale Direttore facente funzione? Certamente su questo stato di cose intervengono e pesano le “ragioni” dei precari equilibri di potere politico/istituzionali esistenti nella Regione Lazio, dove nel gioco del grande Risiko spartitorio non è facile per i giocatori trovare per ogni ”armata” il suo territorio se non con il rischio di far saltare tutto il tavolo. Come Cobas riteniamo che, in ogni caso, tutto questo sia funzionale al disegno più generale di depotenziamento e smantellamento del Servizio Socio Sanitario Pubblico. Tant’è che, mentre la gestione dell’Asl Rm/D si caratterizza sempre più per l’assenza di volontà verso qualsiasi confronto, per le notevoli difficoltà evidenziate anche nell’espletamento e nell’osservanza dei normali atti e provvedimenti di ordinaria amministrazione, oltre a quegli indispensabili atti di governo (v. Atto di Autonomia Aziendale, la Ricognizione del Personale - prevista nei Piani Operativi 2011-2012 di cui al DCA 113/2010 - e la riorganizzazione dei Servizi, delle Strutture e delle attività sulla base delle risorse umane e professionali realmente disponibili ) adotta una serie di provvedimenti, a volte anche di natura straordinaria, che poco o nulla sembrano avere a che fare con i reali interessi e le ragioni funzionali/organizzative di una Azienda Pubblica. Una serie di atti e provvedimenti che vanno dal Conferimento di incarichi a professionisti esterni e a società di consulenza, Comandi, Avvisi Pubblici - Dipartimento di Prevenzione -, ma, soprattutto, al potenziamento delle strutture della Sanità privata del Policlinico Portuense attraverso la Convenzione Ospedale di Comunità, - l’ “Accordo Integrativo dell’Atto di Convenzione con il Policlinico Portuense , il Progetto del “ Centro di Cura Per la Donna e La Famiglia” e di quello dello “ Screening Mammografico I°, II, e III° Livello”, sempre al Policlinico Portunese (Gruppo Garofalo). Per tutto ciò questa O.S. ha inoltrato numerose note alla Regione Lazio e agli organi di Direzione dell’Asl Rm/D. Tutto questo mentre sono messi in pericolo anche quei minimi livelli di assistenza sino ad oggi faticosamente assicurati ai cittadini/utenti e mentre diviene sempre più forte il disagio, anche per molti dirigenti, per gli operatori, per i lavoratori e le lavoratrici, che vedono ogni giorno sempre più mortificati l’impegno, le competenze e le professionalità perché schiacciati da logiche e calcoli di potere a loro estranei e dall’impossibilità di vedere migliorate le proprie condizioni di vita e di lavoro. Sembra quindi sempre più evidente l’assenza di un reale governo delle problematiche e criticità esistenti e, soprattutto, l’assenza di certezze e di prospettive concrete tendenti alla valorizzazione ed al potenziamento dei Servizi Socio Sanitari Pubblici. Come Cobas dell’Asl Rm/D nel denunciare, ancora una volta, questo vergognoso stato di apparente confusione gestionale che sta, di fatto, realizzando e consolidando un progressivo trasferimento di risorse pubbliche a vantaggio di interessi e di strutture sanitarie di natura privatistica penalizzando il Servizio Sanitario Pubblico, chiede l’immediata e definitiva nomina, da parte della Regione Lazio, del Direttore Generale dell’Asl Roma D. Si invitano tutte le forze sociali, sindacali, le lavoratrici, i lavoratori e i cittadini a promuovere iniziative unitarie per rimuovere questo indecoroso stato di cose e per difendere il Servizio Socio Sanitario Pubblico.

sabato 14 aprile 2012

RSU, se il buongiorno si vede al mattino…..speriamo di no!!!

Ieri, 11 Aprile, si è svolta la riunione del Consiglio delle Delegate e Delegati R.S.U.. Nella Riunione è stato votato, con 23 voti favorevoli, 1 contrario e nessun astenuto il nuovo regolamento della RSU Le Delegate ed i Delegati presenti (24) hanno anche nominato come Coordinatore della RSU, Eugenio Bellomo con 16 voti favorevoli, 8 astenuti, nessun contrario.
I Delegati Cobas si sono astenuti perché ritengono che in tutti questi anni siano stati “dati” al ruolo e alla funzione del Coordinatore un peso e un rilievo “politico” che non ha e che non può avere, né tantomeno assumere, e che riguardano, invece, specifiche e precise prerogative sancite, peraltro, dal Regolamento delle R.S.U. .

Come Cobas dell’Asl Rm/D non possiamo non segnalare il difficile clima nel quale, in queste prime sedute, si sono svolti i lavori, all’interno della RSU che risente, indubbiamente, non solo delle tensioni, e dei contrasti registratesi durante e subito dopo le elezioni, ma degli equilibri e delle dinamiche, spesso di potere, esistenti e in divenire, tra e nelle OO.SS. “maggiormente rappresentative” ( CGIL – CISL – UIL ).
Come Cobas ribadiamo il nostro impegno nel cercare sempre, pur nelle esistenti, profonde, differenze e divergenze di opinioni, di pratiche, di modalità e di culture, una possibile sintesi unitaria. Ciò per cercare di dare voce e rappresentanza, attraverso percorsi e processi di democrazia partecipata con e/tra tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, alle condizioni di vita e di lavoro di tutte e tutti coloro che ogni giorno vivono e subiscono sempre più il peso della grave e profonda crisi che sta attraversando il paese e di fronte al feroce attacco che viene portato ai diritti, alle tutele e alle condizioni di vita e di lavoro delle persone.
Lo faremo respingendo, segnalando, denunciando quegli atteggiamenti, quei comportamenti e quelle scelte che sono da sempre ostacolo all’autonomia, alla libertà e alla dignità stessa delle Rappresentanze Sindacali Unitarie e che sono, spesso, frutto ed unica espressione di una rete ramificata d’interessi, di tornaconto, di complicità e di collateralismi politico/sindacali/aziendali.

Il Cobas Asl Rm/D, chiede, al fine di avviare un nuovo corso di relazioni sindacali, che la nuova RSU, attraverso l’indizione delle assemblee, si presenti subito alle lavoratrici ed ai lavoratori, per discutere ed elaborare insieme piattaforme, vertenze e percorsi.
Roma, 12/04/12

Cobas Asl Rm/D

lunedì 9 aprile 2012

Utilizzo fondi produttività.

Al Direttore Generale f.f. della Asl Rm/D
Dr.ssa Anna Rosalba Buttiglieri
Al Direttore Sanitario Aziendale
Dr.ssa Anna Rosalba Buttiglieri
Al Direttore Amministrativo
Dr. Massimiliano Gerli
Al Direttore Area Risorse Umane e Affari Generali
Dott. Filippo Coiro
e,p.c. Al Consiglio dei Delegati della R.S.U.





Scrivente O.S. è a conoscenza che sono ancora in giacenza i fondi della produttività per gli anni che vanno dal 2006 al 2009, fondi immediatamente disponibili per un ammontare di circa 2 milioni di €.
La distribuzione di tali fondi porterebbe ad ogni singolo lavoratore e lavoratrice l’importo di circa 500 €. Non si comprende come mai non si sia ancora provveduto a riconoscere le spettanze suddette, considerando, oltretutto, che sono sempre più esigue le possibilità per le lavoratrici ed i lavoratori di vedersi riconosciuti i pur minimi adeguamenti salariali a causa del blocco dei contratti e la cancellazione, di fatto, di tutti i miglioramenti normativo/economici ( v. fasce, buoni pasto e la stessa produttività).
Scrivente O.S. ritiene grave che, di fronte ad una crisi ecomomico/finanziaria che sta oggettivamente mettendo in seria difficoltà le già precarie condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori, l’Azienda assuma atteggiamenti dilatori e/o ” distratti” verso diritti e il legittimo riconoscimento di quegli strumenti ed istituti che rappresentano, in ogni caso, anche se in minima parte, quel salario accessorio divenuto sempre più esiguo. Questo, peraltro, mentre l’Azienda, in altre occasioni, ha dimostrato una particolare solerzia nell’applicazione di istituti normativi, peraltro, oggetto di contrattazione decentrata ( v. pausa mensa e buoni pasto ).
Scrivente O.S., nel chiedere di conoscere, formalmente, l’ammontare esatto degli importi disponibili, suddivisi anno per anno chiede l’immediata erogazione per le lavoratrici e per i lavoratori degli stessi.

In attesa di un sollecito riscontro si porgono Distinti saluti.

Prot. Asl Rm/D
n° 31791 del 6 aprile 2012


p. il Cobas Asl Rm/D
i Delegati R.S.U.
Corrado Minioto – Cesare Morra – Antonio Nocera

Casa del Parto Naturale “Acqualuce” – stato delle cose - carenza personale ostetrico.

Al Presidente e Commissario alla Sanità della Regione Lazio
On. Renata Polverini
Al Direttore Generale f.f. della Asl Rm/D
Dr.ssa Anna Rosalba Buttiglieri
Al Direttore Sanitario Aziendale
Dr.ssa Anna Rosalba Buttiglieri
Al Direttore Amministrativo
Dr. Massimiliano Gerli
Al Direttore Sanitario Ospedale G.B. Grassi
D.ssa Climene Pistolesi
Al Direttore UOC Ostetricia e Ginecologia G.B.Grassi
Dr. Pierluigi Palazzetti
Al Direttore Area Risorse Umane e Affari Generali
Dott. Filippo Coiro
Al Dirigente della UOC Servizio Professionale Infermieristico
e Ostetrico
Dott. Andrea Tranghese
e,p.c. Al Comitato a Difesa della Casa del Parto
e dei Servizi Materno Infantile
Al Consiglio dei Delegati della R.S.U.




Scrivente O.S., ha già avuto modo in passato (v. nota del 14 giugno 2010, inviata al Presidente Regione Lazio, On. Renata Polverini e alla Direzione Asl – Prot. n° 56981) di rappresentare le problematiche riguardanti la Casa del Parto “Acqualuce”, situata presso l’Ospedale G.B. Grassi.
La Casa del Parto Naturale “Acqualuce”, unica struttura pubblica del Centro – Sud di questo tipo, sin dalla sua “ progettazione” e realizzazione, e da quando è stata inaugurata ( l’8 marzo 2009), non è mai stata, di fatto, messa nelle condizioni di garantire la piena e completa funzionalità. Struttura che, si ricorda, nacque tra affermazioni contraddittorie come quella che al suo interno dovesse inizialmente collocarsi il Consultorio Familiare di Ostia. Ciò a dimostrazione che non vi è mai stata una reale volontà programmatrice e organizzatrice capace di prevenire, affrontare e risolvere le problematiche e le criticità che inevitabilmente sarebbero sorte durante la fase di sperimentazione. Anzi, con il passare del tempo affioravano sempre più, non solo gravi inadempienze gestionali, come l’assenza delle autorizzazioni e degli accreditamenti necessari, ma nessun provvedimento, intervento ed iniziativa venivano adottati per assicurare alla struttura sia la tutela giuridico/normativa, che il personale ostetrico necessario.
Tale situazione, nel luglio 2010, proprio per l’assenza degli adempimenti da parte della Regione Lazio quali la definizione collocazione giuridico/normativa della struttura, l’adeguamento dei percorsi di emergenza-urgenza e la dotazione del personale ostetrico e pediatrico, comportò la sospensione delle attività che ripresero solo a seguito della lotta e delle iniziative promosse dal “Comitato a Difesa della Casa del Parto e dei Servizi Materno Infantili”, iniziative che portarono la Presidente della Regione Lazio, On. Renata Polverini, a dare pubbliche rassicurazioni, impegnandosi a rilanciare la struttura e garantendone la piena funzionalità, attraverso la ricerca di soluzioni delle criticità esistenti, soprattutto, con riferimento alla carenza del personale ostetrico.
A tal fine venne anche avviato un Tavolo di confronto, ben presto interrotto per assenza di volontà della stessa Regione Lazio e della Direzione aziendale, nonostante le continue sollecitazioni a riprenderlo, rivolte dallo stesso Comitato.
Nel corso di questo lungo periodo la Regione Lazio ha provveduto, con l’adozione del Decreto del Commissario ad Acta, n° U0029 del 01 aprile 2011, a dare una completa definizione del Parto a domicilio e delle Case di Maternità con l’approvazione del “Profilo Assistenziale per l’assistenza al travaglio e parto fisiologico extraospedaliero in case di maternità e a domicilio”…….. “Protocollo per le Case di Maternità”. Con lo stesso Decreto veniva, inoltre, prorogata la sperimentazione per la “Casa del Parto Acqualuce” e stabiliti criteri e requisiti che definivano la stessa come Casa di maternità intraospedaliera e ciò contrariamente a quanto richiesto dallo stesso Comitato che sosteneva, invece, l’opportunità e la necessità di considerare tale struttura extra - ospedaliera. Tale considerazione trovava ragione, non solo per affermare quella cultura e quei principi propri dei servizi territoriali, quali il Servizio Materno Infantile, le cui attività sono propriamente dedicate alla Cura della Salute della Donna e del Bambino, dove rientra anche il percorso del Parto Naturale, ma anche per evitare che sulla struttura andassero a pesare tutte le inevitabili pressioni, difficoltà e criticità che, come struttura intraospedaliera, avrebbero inevitabilmente inciso sulla funzionalità stessa di “ Acqualuce”.
Tra le decisioni adottate, inoltre, c’è stata anche quella di pervenire alla "messa in sicurezza” della struttura attraverso la realizzazione di un percorso (tunnel) per permettere un eventuale trasferimento, in "caso di necessità”, della Donna e del Bambino dalla Casa del Parto “Acqualuce” alla Sala Parto ospedaliera. Anche per tale intervento, peraltro ancora da ultimare, sono state espresse critiche dallo stesso Comitato, non solo perché ritenuto superfluo e pretestuoso e rappresentando probabilmente anche uno spreco di denaro pubblico, ma, soprattutto, perché la struttura inizialmente era stata pensata, progettata e realizzata in modo che ogni stanza non avesse interferenze visive con l’ospedale, ma come unica prospettiva proprio la pineta. In realtà, i lavori, in via di esecuzione, secondo il progetto di "messa in sicurezza", hanno portato alla realizzazione, nella parte posteriore, di una “ strada “ che va fortemente a violare la privacy, perchè dall'esterno è possibile intravedere l'interno delle stanze, minando la stessa serenità e tranquillità delle donne costrette ad "assistere" all’inevitabile passaggio di macchine e pedoni.
In questo quadro, inoltre, la situazione di maggiore difficoltà e criticità che, di fatto, continua a ostacolare la piena e completa funzionalità della struttura, è rimasta la grave carenza del personale Ostetrico costretto sempre a operare esclusivamente in regime di “reperibilità”, perchè già impegnato in altre attività come quelle, altrettanto essenziali e indifferibili, del Blocco Parto, del Pronto Soccorso Ostetrico e del Reparto di Ostetricia/Ginecologia, considerando che per tutte queste attività sono presenti solo 26 unità di cui solo una minima parte turnante in h 24 e nulla è stato fatto per assegnare il necessario personale ostetrico dedicato.
Appare evidente come tali condizioni non siano in grado di assicurare, non solo il funzionamento della struttura, tenuto conto che i parti effettuati sin dalla sua inaugurazione sono stati: n° 19 nel 2009; 27 nel 2010; 18 nel 2011 e 3 parti sino a marzo 2012, ma il suo stesso destino, compromesso e messo in serio pericolo da condizioni insostenibili. Non si può pensare, infatti, che lo svolgimento dell’attività per la quale la struttura è stata finalizzata, possa essere assicurato, esclusivamente, attraverso l’uso dell’istituto della reperibilità, dal già carente personale di ostetricia presente all’interno dell’Ospedale G.B. Grassi.
Tale situazione che, se pur aveva una qualche ragione ed è stata “accettata” per una breve fase di sperimentazione, che in ogni caso doveva essere definita in tempi certi, non poteva non determinare, in assenza di prospettive concrete, una condizione d’insostenibilità per le lavoratrici ostetriche a causa dell’aumento sempre più gravoso dei ritmi e dei carichi di lavoro con i rischi che tale situazione può determinare per la salute e condizione psico – fisica delle stesse operatrici, condizione indispensabile, anche, ma non solo, in ragione della delicatezza delle attività che le stesse si trovano a svolgere. Il persistere di tale condizioni, tenuto conto anche dell’aumento complessivo dei parti effettuati presso l’Ospedale G.B. Grassi ( 4° nel Lazio per numero di nascite con circa 2000 parti effettuati nel 2011 ) rischia di esporre le stesse lavoratrici a condizioni di stress lavoro correlato che può causare danni psicosociali o fisici ed è tra le cause più comuni di malattia dei lavoratori e si manifesta nel momento in cui le richieste provenienti dall'ambiente lavorativo eccedono le capacità stesse dell'individuo nel poterle fronteggiare (Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro).

Scrivente O.S. ritiene, pertanto, strumentale e pretestuoso ogni tentativo di alimentare "furbesche insinuazioni" con le quali si sosterrebbe che il ridotto numero di parti naturali, all'interno della Casa del Parto "Acqualuce", sarebbe dovuto alla "non disponibilità" del personale ostetrico a eseguire turni di reperibilità. Si ricorda, a tale proposito, che il personale ostetrico nel corso di tutti questi anni ha manifestato concretamente, malgrado tutte le difficoltà, dedizione, partecipazione e professionalità e che queste insinuazioni, peraltro vergognose, non sono altro che il tentativo di cercare di scaricare responsabilità che sono, invece, proprie di chi aveva ed ha tuttora il compito e il ruolo politico, istituzionale e gestionale di cercare di risolvere la grave situazione.
Tale atteggiamento è, peraltro, ingeneroso e offensivo, sia nei riguardi delle operatrici e della loro stessa dignità, che con impegno hanno creduto nel progetto, sia verso le speranze e le aspettative delle donne in lista d’attesa che, a causa dell’inadeguato ed insufficiente utilizzo della struttura, vengono deluse e mortificate.
Scrivente O.S. esprime, pertanto, la totale contrarietà a qualsiasi provvedimento teso a "risolvere" il problema dell'indiscutibile ed ineludibile carenza del personale ostetrico, attraverso “l'obbligatorietà" dell'istituto della reperibilità, con l’inserimento dell’insieme delle attività del Blocco Parto e, quindi, dello stesso Parto naturale nel " Piano d'Emergenza Aziendale".
Riteniamo che le attività del Blocco Parto, ivi comprese quelle adibite al Parto Naturale, debbano essere considerate nell’ambito dell’ organizzazione ordinaria e non inserite, quindi, all'interno di un "Piano d'Emergenza", con la conseguente istituzione del regime di pronta disponibilità obbligatoria che, in ogni caso, non può derogare alle norme contrattuali vigenti, peraltro, oggetto di concertazione con le Organizzazioni Sindacali, e incluso nel budget di spesa aziendale all'inizio di ogni anno.
In ogni caso, riteniamo che un'eventuale decisione in tal senso, non raggiungerebbe quel risultato che l'Azienda strumentalmente e solo apparentemente, intende prefissarsi, quello, cioé del “completo funzionamento della struttura”, risultato che può essere raggiunto solo ed esclusivamente con un'adeguata dotazione organica e con personale dedicato.
L’assenza di una reale programmazione e il voler persistere, con provvedimenti, come quello dell’istituto della reperibilità senza analizzare e valutare le ricadute e le conseguenze che questi possono avere sulle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici, non solo non esprime attenzione e rispetto per le condizioni e la dignità delle stesse, ma non offre soluzioni certe e definitive all’insieme delle problematiche esistenti.
Scrivente O.S., riservandosi di intraprendere, a tale proposito, tutte le iniziative che riterrà opportuno, chiede la revoca di qualsiasi provvedimento riguardante l’obbligatorietà dell’Istituto della reperibilità già adottato e/o in via di adozione e, nel contempo, l’immediata convocazione di un incontro tra la Direzione Aziendale e le OO.SS., e la ripresa di quel Tavolo di Confronto con la Regione più volte richiesto e sollecitato dal Comitato a Difesa della Casa del Parto e dei Servizi Materno Infantile.
Scrivente O.S., coglie altresì l’occasione per chiedere formale rendicontazione analitica in merito all’utilizzo dei fondi Regionali destinati al funzionamento della Casa del Parto “ Acqualuce”.
Distinti saluti

Prot. Asl Roma D
n° 29740 del 2 aprile 2012



p. il Cobas Asl Rm/D
i Delegati R.S.U.
Corrado Minioto – Cesare Morra – Antonio Nocera