giovedì 10 febbraio 2011

Consultorio Familiare di Ostia - 13 Municipio / Distretto 2.

Al Presidente della Regione Lazio
On. Renata Polverini
Al Direttore Generale AUSL Roma D
Prof. Ferdinando Romano
Al Direttore del Distretto Sanitario XIII Municipio
Dott.ssa Daniela Sgroi
Al Dirigente U.O.C. Tutela della Salute
della Donna e del Bambino
Dr.ssa Patrizia Musacchio
Al Dirigente U.O.C. Prevenzione e Protezione
Dr. Vittorio Chinni
e,p.c. Alle/gli Operatrici/tori del Consultorio Familiare di Ostia
All’Assemblea delle Donne XIII Municipio
Sig.ra Ada Codecà
Al Comitato a Difesa della Casa del Parto e dei
Servizi Materno - Infantile
Al Consiglio delle/i Delegate/i R.S.U.


Scrivente O.S., ha già avuto modo in passato di segnalare, specificatamente con nota del 15/12/2008 Prot. n°103823, e con nota/segnalazione, del 23/06/2009 Prot. AUSL RM/D n° 57806 inviata, anche all’allora Presidente della Regione Lazio, On. Piero Marrazzo, le problematiche relative ai Consultori Familiari del 13 Municipio / Distretto 2, con particolare riferimento alla situazione venuta a determinarsi, dopo la chiusura per lavori di ristrutturazione del Sant’Agostino, con il trasferimento del Consultorio di Ostia, presso un locale di proprietà privata, in Via Capitan Casella, n°3/A., per il quale l’Azienda ASL RM/D ha stipulato un contratto di locazione.
I locali, come già segnalato, anche attraverso un esposto, dall’Assemblea delle Donne del 13 Municipio, nonché dalla stessa scrivente O.S, si sono dimostrati da subito inadeguati, inidonei, al limite dell’agibilità e tali da non poter garantire l’insieme delle attività già svolte precedentemente nel presidio Sant’Agostino, sia in termini quantitativi che qualitativi e, malgrado fosse stato richiesto, non era stato possibile neanche sapere se fossero state effettuate, ai fini del trasferimento del Consultorio Familiare, le necessarie verifiche di fattibilità ed idoneità dei locali situati in Via Capitan Casella n° 3/A.
A tutt’oggi non si conosce se al tempo siano state richieste e date le autorizzazioni ed i nulla osta necessari e, quindi, se esistano, all’interno degli attuali locali del Consultorio Familiare, quelle condizioni imprescindibili del rispetto dei requisiti e dei criteri di appropriatezza ( L. R. n° 4/2003 ) e delle norme di sicurezza ed agibilità a tutela della salute dei lavoratori/lavoratrici e degli stessi cittadini/utenti ( D.lgs. 81/08 ).
E’ opportuno far presente che, a seguito di una serie di segnalazioni e di iniziative, la stessa Direzione Aziendale giunse, in data 07/03/2009, alla firma di un Verbale d’Intesa con l’Assemblea delle Donne e con la R.S.U. Aziendale, nel quale si dichiarava e affermava di voler: ”… ..valutare l’adeguatezza dei servizi consultoriali di Ostia, per i quali è in corso una trattativa ( senza, peraltro, mai indicare quale ) per i locali atti all’apertura di un secondo Consultorio…”.
Tale intento risultò non corrispondente alla realtà e gli impegni presi vennero, di fatto, completamente disattesi sino al punto di “impedire” lo svolgimento dei lavori, per affrontare tale problematica, del Tavolo di confronto, istituito dalla stessa Direzione Aziendale.
Un Tavolo di confronto che vedeva, in realtà, al di là dell’intenzione, dell’impegno e della disponibilità personale di chi era stato chiamato a rappresentare l’Azienda, l’assenza più totale di una reale volontà e di una strategia Aziendale se non quella, evidente, di cercare di prendere tempo, evitando di dare risposte e soluzioni ai problemi e alle criticità esistenti.
Oggi, a due anni dal trasferimento del Consultorio Familiare nei locali di Via Capitan Casella, n°3/A, in considerazione anche della sospensione dei lavori di ristrutturazione del Sant’Agostino, segnalata da questa O.S. in data 14/01/2011, Prot. ASL RM/D n° 3329, che, di fatto, ne compromette l’originaria ricollocazione, è forte la preoccupazione per i destini di quello che a ragione è considerato un importante ed indispensabile servizio per le politiche sulla Tutela della Salute della Donna e del Bambino.
Preoccupazione espressa anche dalle operatrici ed operatori in una nota del 01/02/2011 inviata ai Dirigenti Aziendali e per conoscenza alle OO.SS. nella quale vengono ribadite le difficoltà, i disagi e le criticità esistenti all’interno della sede di Via Capitan Casella sia per le/gli operatrici/tori, nello svolgimento delle molteplici funzioni ed attività, che per l’accoglienza dei numerosi cittadini/utenti che si rivolgono al Consultorio Familiare.
Difficoltà, disagi e criticità che, le notizie relative all’interruzione dei lavori di ristrutturazione del Sant’Agostino rendono sempre più insostenibili ed inaccettabili.
La situazione ampiamente e dettagliatamente segnalata e denunciata all’epoca da questa O.S. e dall’Assemblea delle Donne del XIII Municipio del Consultorio Familiare al di là di qualche sporadico “intervento tecnico” è tuttora la seguente:
1. In quella che dovrebbe essere l’entrata principale gli scalini, asimmetrici e particolarmente stretti, creano difficoltà rappresentando, peraltro, un vero e proprio rischio per le donne con i bambini in braccio e non permette, di fatto, il regolare e normale accesso, deflusso e passaggio per più di una persona alla volta, con evidente difficoltà per passeggini e carrozzine, tant’è che per l’accesso delle persone diversamente abili viene utilizzata l’entrata condominiale che si apre nel locale ripostiglio dello stesso consultorio;
2. Gli spazi, all’interno della struttura, risultano incredibilmente insufficienti, non funzionali e particolarmente disagevoli sia per le/gli operatrici/ori che, soprattutto per le persone che vi accedono;
3. La porta d’ingresso, nell’apertura, prende tutto lo spazio antistante lo sportello per il filtro e l’accoglienza, dove sostano le persone in attesa di indicazione e informazioni;
4. Il corridoio risulta strettissimo anche per il normale transito delle persone che vi accedono ( una alla volta ) e rimane particolarmente difficoltoso per il passaggio di mamme e/o papà muniti di carrozzine e passeggini;
5. La stanza adibita ad accoglienza è quella relativa allo spazio “ ritagliato “ nel corridoio ed è situata subito a ridosso della porta d’entrata, ed è priva di finestre.
6. Cosa particolarmente grave è l’impossibilità, in queste condizioni, di poter garantire la riservatezza e la tutela della privacy delle persone, considerata anche la particolare delicatezza delle problematiche trattate.
7. In realtà manca una vera stanza per l’accoglienza e per effettuare in modo idoneo e funzionale i primi colloqui, i lavori di segreteria e tutte le attività organizzative e pratico/amministrative;
8. La sala d’attesa è molto piccola, sono presenti solamente sei sedie e risulta disagevole, se non impossibile, far sostare e soggiornare in modo adeguato e confortevole gli utenti all’interno della sala, spesso con bambini, che accedono al servizio e che frequentemente si trovano, così, costretti a sostare all’esterno con i disagi e le difficoltà che questo potrebbe comportare in presenza di condizioni atmosferiche particolarmente avverse ( temperature troppo alte o troppo basse, ecc. );
9. L’apertura della porta del bagno ( unico bagno per i disabili e non) è rivolta verso l’esterno e, quindi, invade, nell’apertura, lo spazio della “ sala d’attesa “ andando persino ad intralciare l’entrata e l’uscita delle persone che accedono o escono dalla stanza del ginecologo;
10. La stanza del ginecologo, per le esigue dimensioni, risulta essere ancor più inadeguata e angusta vista la numerosa, ma pur necessaria, presenza di mobilio ( n° 2 scrivanie ) un armadio e strumentazione sanitaria (sterilizzatrice, lettino visite, carrello, computer, ecc. ) ;
11. La stanza adibita per la preparazione al parto può consentire un idoneo lavoro per gruppi di massimo otto donne anziché 15, come era in precedenza al Sant’Agostino e, quindi, non è possibile garantire lo stesso numero di utenza ( attualmente si svolge un corso al mese con la conseguenza di non poter rispondere anche minimamente alle numerose richieste basti pensare che solo all’Ospedale G.B. Grassi avvengono annualmente circa 1600 parti);
12. I Gruppi del dopo parto, essendoci anche i bambini con passeggini, in queste condizioni hanno molte difficoltà di accesso e di permanenza nella struttura;
13. Le operatrici e gli operatori sono costretti ad alternarsi frequentemente nelle stanze - v. psicologhe ( n° 2) ostetriche ( n° 2 -) Infermieri ( n°5);
14. Si ricorda che precedentemente al Sant’Agostino l’attività specialistica ( pediatrica, ginecologica ) era di 15 turni settimanali, mentre, attualmente è ridotta a solo 9 turni e che le aperture pomeridiane erano 4 e attualmente sono state ridotte a due;
15. Risulta che l’uscita di sicurezza non è utilizzabile in quanto lo spazio adiacente è stato adibito necessariamente ad uso magazzino ( fotocopiatrice, scaffali archivio, armadio deposito materiale sanitario, appendiabiti, lampada ginecologica, scatoloni con materiale sanitario e di segreteria, ecc.);
16. La stanza adibita per le visite pediatriche viene utilizzata per due volte alla settimana per effettuare lo Screening del Pap – Test; la stanza, peraltro, risulta particolarmente angusta e disagevole per la presenza al suo interno di materiale e del mobilio necessario alle due attività, allo stesso tempo suscita non poche perplessità l’alternarsi in uno medesimo spazio di attività che richiederebbero, proprio per la loro diversa specificità, spazi indipendenti anche per il necessario rispetto delle imprescindibili condizioni igienico – sanitarie;
17. Durante le sedute di Screening c’è un eccessivo affollamento nella piccolissima sala di attesa a causa del sovrapporsi delle attività consultoriali;
18. Nella stessa giornata di svolgimento dell’attività di Screening, la stanza adibite ai Gruppi pre e post parto viene utilizzata, in assenza di altre stanze, per l’accoglienza dello Screening.
Appare evidente come questa situazione sia fortemente lontana da quei requisiti anche minimi Strutturali, Tecnologici ed Organizzativi previsti tra l’altro dal Decreto della Regione Lazio n° 90 del 10/11/2010, ridimensionando di fatto l’attività ed il ruolo dei consultori all’interno del Territorio.
E’altresì necessario ricordare che in un Territorio come il 13 Municipio ed il Comune di Fiumicino ci sono solo quattro Consultori Familiari mentre la legge ne prevede uno ogni ventimila abitanti e, quindi, ne sarebbero necessari almeno altri dieci, se si considera anche la forte espansione edilizio/abitativa ancora in corso.
Pensiamo sia utile ricordare che i Consultori Familiari espletano le funzioni di cui alle Leggi n° 405/75 e 194/78 con competenze proprie e svolgono, inoltre, una importante ed insostituibile funzione sociale., e non possiamo a tale proposito non ribadire quanto già espresso, da questa O.S. nella nota del 23/06/2009:
“……i C.F., nati come servizi di assistenza alla famiglia e di educazione alla maternità e paternità responsabili, hanno il compito primario e fondamentale di realizzare e sviluppare tutte quelle attività necessarie…… “ all’informazione, l’educazione e l’assistenza sociale, sanitaria, e psicologica a livello individuale e di gruppo, per i problemi della sessualità, per la procreazione libera e consapevole, per la maternità e paternità responsabili, l’armonico sviluppo fisico e psichico dei figli e per la realizzazione della vita familiare con particolare riguardo alle condizioni sociali ed ambientali…..” ( art. 2 L.R. 15/76 ).
Tali attività debbono essere svolte in un’ottica multidisciplinare e in stretto collegamento con le diverse strutture socio – sanitarie e le realtà sociali, culturali e educative presenti sul Territorio.
Va, inoltre, ricordato e sottolineato che la nascita dei C.F. ha costituito una vera e propria anticipazione di quella cultura di promozione della saluta intesa come benessere psico – fisico delle persone e, nello specifico, della donna e del bambino. In questo senso, i C. F. hanno rappresentato una svolta, un segnale di cambiamento dell’intervento sanitario poi recepito dalla L.833/78 di Riforma Sanitaria. Un cambiamento, una trasformazione culturale, persino di costume, che invertiva il concetto di salute intesa come assenza di malattia, fino ad allora prevalente, e nello stesso tempo rompeva il dominio ed il Potere esercitato sull’autonomia e autodeterminazione delle donne….”
Per tali ragioni, pensiamo, che il ritardo nell’ultimazione dei lavori del Sant’Agostino e la mancata originaria ricollocazione al suo interno di questo Servizio rappresenterebbe un’ulteriore limitazione e mortificazione di un’attività fondamentale come quella portata avanti dai Consultori Familiari.
Questa O.S. ribadisce, pertanto, come già rappresentato con nota del 14/01/2011, la necessità che siano attivate con la massima sollecitudine tutte le procedure e le iniziative istituzionali, politico, amministrative e tecniche per rimuovere qualsiasi ostacolo che costituisca e determini impedimento all’ultimazione dei lavori di ristrutturazione del Sant’Agostino.
Chiede, inoltre, nell’eventualità di ulteriori gravi ritardi, rispetto alla data precedentemente indicata ( Marzo 2011) nella consegna della struttura, che vengano individuati degli spazi con i requisiti indicati nel Decreto sopra citato della Regione Lazio n° 90 del 10/11/2010, per una diversa, dignitosa e più idonea collocazione del Consultorio Familiare di Ostia, tale da poter assicurare, in tempi brevi, un più corretto, appropriato e funzionale svolgimento del ruolo e delle funzioni Istituzionali dello stesso. Ciò a tutela delle condizioni e della dignità umana, lavorativa e professionale delle operatrici e degli operatori, nonchè delle esigenze, dei bisogni, dei diritti e della dignità stessa dei cittadini/utenti.
In attesa di un sollecito riscontro, si inviano Cordiali saluti.

Prot. ASL n° 12268 del 09/02/2011


p. il COBAS ASL RM/D
I Delegati R.S.U..
Laura Mazzarella - Cesare Morra - Antonio Nocera

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