lunedì 14 febbraio 2011

Quando i nodi vengono al pettine…, se si trova il pettine!!!

Questa O.S. ha più volte avuto modo di segnalare e denunciare, subendo anche ritorsioni e minacce di querela, a mezzo stampa, attraverso note, comunicati e volantini le problematiche delle Politiche riguardanti l’uso e la gestione delle Risorse Umane e Professionali all’interno della ASL RM/D; sottolineando come l’uso e la gestione delle Risorse Umane ( assunzioni, mobilità, trasferimenti, comandi, ecc.,) richiedessero interventi e politiche adeguate in grado di garantire, in modo oculato ed appropriato, un’equa distribuzione e razionalizzazione delle stesse in rapporto ai ruoli, alle qualifiche, alle competenze e alle professionalità nelle rispettive assegnazioni e collocazioni, partendo dalle priorità delle attività dei singoli servizi nel rispetto, soprattutto, di quei criteri e quei principi di correttezza e trasparenza ( graduatorie, avvisi e bandi di mobilità, ecc. ) necessari per assicurare certezza e tutela del diritto, nonché dignità umana, professionale/lavorativa a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori.
Purtroppo così non è stato!!!
Ad un modello reso, anche dalle nuove normative di carattere generale, sempre più deregolamentato, si è accompagnato ed instaurato, in particolar modo nella passata gestione, all’interno della ASL RM/D, un sistema ed un clima autocratico ed autoritario fatto di scelte, decisioni, di atteggiamenti dettati solo da criteri arbitrari e da mere logiche discrezionali, al di fuori di ogni regola di confronto, in violazione anche di quegli accordi sindacali sulla mobilità ribaditi nel verbale d’intesa del 12/02/2008 con le R.S.U., nonché di quelle norme di trasparenza e di controllo degli atti e delle scelte che sarebbero dovute ad una Pubblica Amministrazione.
Atteggiamenti, comportamenti, decisioni a carattere di “ favore “ e/o punitivi, vessatori che hanno finito per generare tra e nei lavoratori/trici, condizioni di incertezza, sudditanza e sottomissione, con la logica conseguenza di costringere, le/gli stesse/i, alla ricerca di “ strategie “ personali, “prigionieri” magari, di zelanti esponenti e Dirigenti Aziendali (v. Direzione S.A.I. Aziendale) nella speranza e nell’aspettativa di vedersi riconoscere e affermare quei bisogni e quei diritti altrimenti negati.
Una logica ed un sistema autoritario che ha inteso affermare il “Potere Assoluto” nella vita, nelle condizioni e nei destini umani, lavorativi/professionali delle persone.
Pensiamo che ciò abbia reso più acute quelle criticità e quelle problematiche legate alla carenza degli organici nei vari servizi socio - sanitari e in quelli tecnico/amministrativi, e ancor più evidenti e drammatiche oggi, per l’impossibilità di pervenire in tempi brevi all’acquisizione di nuove risorse umane e professionali attraverso assunzioni, tenuto altresì conto delle limitazioni derivanti dal blocco del Turn – Over per quelle Regioni, come il Lazio, sottoposte al Piano di rientro.
Tale situazione non può che determinare ulteriori difficoltà per la funzionalità e l’efficacia stessa dei servizi con pesanti ricadute sulla quantità e la qualità delle attività e delle prestazioni determinando, inoltre, insostenibili conseguenze per i carichi ed i ritmi di lavoro degli operatori/trici con rischi notevoli per la salute e per le loro stesse condizioni psico – fisiche e con la difficoltà di assicurare la necessaria qualità assistenziale.
In questa realtà, in ragione di una crisi economico/finanziaria, oggi si cerca di correre ai ripari attraverso una ricognizione del personale, anche in base ai Programmi Operativi 2011 – 2012 della Regione Lazio, in particolar modo di quello infermieristico, presente all’interno dei vari servizi e reparti della ASL RM/D, con l’intento, si presume, di verificare la possibilità di “recuperare”, ottimizzare le risorse professionali per cercare di ovviare alle situazioni di maggior criticità presenti all’interno degli stessi.
In tale contesto si sono sentite aleggiare strumentali e pretestuose posizioni, magari anche tendenti a mascherare e a nascondere le reali responsabilità non solo politiche, ma gestionali di chi in questi anni ha agito contribuendo a determinare questo stato di cose, con comportamenti da vero e proprio “ Padroncino” ( es. Dirigente S.A.I. ) nella “ Gestione delle Risorse Umane e Professionali“ esercitando, a nostro parere, il suo ruolo al di fuori di qualsiasi idea di programmazione e organizzazione dei servizi e delle attività necessarie ed imprescindibili ai fini di una trasparente, razionale ed equa collocazione e distribuzione delle Risorse Umane e Professionali all’interno dell’Azienda.
Una domanda ci sorge spontanea: può continuare a ricoprire lo stesso incarico chi si è reso responsabile di ciò…?!!!
Comprendiamo le preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori che si trovano ora davanti all’eventualità di un trasferimento ed una ricollocazione, magari senza alcun preavviso e preventivo coinvolgimento, e proprio per questo riteniamo necessarie, in merito all’utilizzo del personale, scelte corrispondenti alle priorità dei servizi, delle attività e delle prestazioni, orientate ad una più equa distribuzione e razionalizzazione del personale stesso in rapporto ai ruoli, alle qualifiche, alle competenze, alle professionalità ed alle rispettive assegnazioni e collocazioni. Ciò, partendo esclusivamente dall’esamina, dallo studio e dalla programmazione delle attività nei singoli servizi, anche di quelli da dove eventualmente tali risorse verranno sottratte, promuovendo e adottando criteri e principi di partecipazione, trasparenza, correttezza e razionalità, evitando ( che “l’assassino” torni sul luogo del delitto) qualsiasi atteggiamento e comportamento arbitrario, vessatorio e meramente discrezionale, lesivo non solo dei diritti, ma della stessa dignità umana e professionale di ogni lavoratrice e lavoratore.
Ciò, chiaramente, nel pieno rispetto delle normative e delle procedure, in particolar modo, di quelle relative alle visite mediche preventive per cambio mansione, come da D.Lgs 81/2008 art. 41 comma 2 lett. D, così come anche indicato nella nota della R.S.U. del 31/01 u.s..
Nel corso di questi anni le politiche di Gestione delle Risorse Umane sono state sempre strumento di un’idea del potere che ha contribuito, anche insieme alle politiche economico/finanziarie portate avanti dai vari Governi di Centro Sinistra e di Centro Destra, a dissipare risorse realizzando nei fatti una rete di piccoli/grandi interessi, particolarismi e clientele, soffocando energie, competenze, saperi, sensibilità dentro una logica ed un’idea proprietaria e feudale della “ Cosa Pubblica”.
Pensiamo, infine, sia utile, ancora una volta, ribadire il senso del nostro sentire e del nostro agire ed è nel credere che solo attraverso una partecipazione attiva, un confronto costante, una pratica sociale ed umana “Altra” nei posti di lavoro, nel Territorio in cui si vive e nel cercare di essere e divenire comunità, che si possano creare le premesse e le condizioni da cui ripartire, per determinare dei cambiamenti reali nelle condizioni di vita e di lavoro di ciascuno e ciascuna di noi; la possibilità stessa per rimettere in discussione, per ripensare e ridisegnare non solo l’organizzazione del lavoro, ma l’intero sistema di relazioni umane e sociali, i tempi e i modi stessi della vita delle persone, per una diversa qualità del vivere.

COBAS ASL RMD

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