lunedì 7 maggio 2018

“PER RIBELLARSI OCCORRONO SOGNI CHE BRUCIANO ANCHE DA SVEGLI, OCCORRE IL DOLORE DELL’INGISTIZIA, LA FEBBRE CHE TOGLIE ALL’UOMO LA MALATTIA DELLA PAURA, DELL’AVIDITA’, DEL SERVILISMO” (Stefano Benni)

          Ci troviamo nuovamente dinanzi all’appuntamento per il rinnovo delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) delle Lavoratrici e dei Lavoratori del Pubblico Impiego.
Le elezioni si svolgeranno il 17, 18 e 19 Aprile 2018.

          La prima riflessione che ci viene da fare è che questo appuntamento, che riguarda le forme della rappresentanza e della rappresentatività democratica nel mondo del lavoro e che dovrebbe essere elemento ed espressione di confronto e partecipazione attiva tra e con le lavoratrici ed i lavoratori, è divenuto, più che mai, uno stanco rituale.
Sembrano più che altro prevalere logiche, comportamenti e modalità tendenti a ricercare un consenso passivo, orientato a ridefinire esclusivamente meri equilibri di potere anziché far emergere idee, contenuti, proposte e pratiche quali elemento caratterizzante dell’essere e dell’agire sindacale.

          La ricerca del consenso avviene, oggi più che mai, attraverso “un sistema” basato su un intreccio di rapporti amicali, di condizionamenti, di particolarismi e di interessi che è andato affermandosi e consolidandosi nel corso degli anni, dove i diritti sono stati trasformati in favori e dove lo stesso sistema di Relazioni Sindacali è andato sempre più snaturandosi, finendo per rendere subalterni, se non sottomessi e senza potere, le stesse lavoratrici ed i lavoratori.

         Tale visione e pratica sindacale ha fatto della “delega” uno strumento di potere e di controllo piuttosto che elemento ed occasione di crescita individuale e collettiva, in grado di incidere, in modo consapevole, attraverso processi e percorsi di democrazia partecipata, nella realtà e nei rapporti di forza attualmente esistenti.

          Tutto ciò ha contribuito ad acuire quel senso di smarrimento, solitudine, sfiducia e passivizzazione, oggi prevalenti tra le lavoratrici ed i lavoratori, che vivono quella che dovrebbe essere la loro stessa espressione di rappresentanza con sentimento di distacco e separatezza e ciò proprio quando diviene sempre più forte l’attacco ai diritti, alle condizioni di vita e di lavoro e alla stessa dignità umana e professionale.

          E’ stato sempre più evidente come le Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) siano divenute ostaggio, se non propriamente prigioniere, delle compatibilità, degli opportunismi, delle logiche dettate e imposte dagli apparati delle Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative (Cgil, Cisl e Uil), contribuendo così a creare un Sistema di Relazioni dominato da modalità e dinamiche,  frutto ed espressione di interessi e particolarismi, che ne hanno minato nel profondo autonomia, indipendenza e credibilità, svilendo e indebolendo la loro stessa funzione e il loro ruolo. 

         Non crediamo, infatti, sia stato un caso che, anche nella nostra realtà (Asl Rm/3) si sia voluto interrompere il tentativo che, pur con tutti i limiti e le difficoltà, aveva cercato nel 2014-2015 di avviare e promuovere un processo ed un percorso partecipativo con e tra le lavoratrici ed i lavoratori; lo si è fatto proprio nel corso dell’ultima RSU (2015-2018) dove, in un Consiglio RSU (27/11/2015) le/i Delegate/i di Cgil, Cisl e Uil “blindavano” letteralmente la riunione.
          L’unico scopo e obiettivo che emergeva era, non solo quello di escludere, arginare, marginalizzare, anche dalla Trattante, ogni voce critica e scomoda (guarda caso quella del Cobas), venendo così meno al principio di rappresentanza e rappresentatività, ma anche quello di bocciare e respingere, attraverso l'approvazione del nuovo Regolamento, ogni considerazione e proposta tendente a dare forma, sostanza democratica e autonomia partecipativa allo strumento sindacale.
          Malgrado tutto le/i Delegate/i RSU del Cobas Asl Rm/3, pur partendo da una posizione critica, non hanno mai cessato di lavorare e di impegnarsi, con spirito costruttivo, attraverso il contributo di idee e proposte, per cercare di trovare quella sintesi unitaria e condivisa, necessaria per garantire il corretto ed adeguato funzionamento dell’Organismo Sindacale; ciò soprattutto nel rispetto di quel mandato (non una delega) che era stato assegnato con il voto dalle Lavoratrici e dai Lavoratori.
          Ogni tentativo però risultava vanificato da una volontà volta a “normalizzare” e neutralizzare ogni conflitto, ogni spinta democratica e partecipativa.

          Come Cobas Asl Rm/3 non nascondiamo che non è stato facile e scontato assumere la decisione di ripresentarci alle elezioni per il rinnovo delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) previste per il 17,18 e 19 Aprile p.v., sia perché non ci appassionano né ci motivano mere visioni, modalità e pratiche elettoralistiche fini a se stesse, ma anche perché, sentiamo, che il ruolo e la funzione dello strumento RSU, nell’attuale sistema di Relazioni Sindacali, ha evidenziato profondi limiti e soprattutto un distacco dell’essere e dell’agire sindacale proprio nei confronti di coloro che si ha il compito di rappresentare: le lavoratrici ed i lavoratori.
          Le RSU avrebbero dovuto, infatti, muovere ed agire, attraverso percorsi partecipativi, non solo per garantire la tutela e la difesa dei diritti e il rispetto di quelle basilari normative contrattuali e di legge (per es. sicurezza, orario di lavoro, ricorso allo straordinario, mobilità, trasferimenti, produttività, ecc.) ma anche per la difesa dei Servizi e delle Strutture Socio-Sanitarie Pubbliche che hanno subito la scure dei tagli delle prestazioni e della riduzione del personale.
          Ciò, non solo ha reso ancor più gravosi i ritmi e le condizioni di vita e di lavoro, ma ha peggiorato, pregiudicato e compromesso profondamente gli stessi livelli qualitativi/quantitativi assistenziali, in difesa di quel Diritto alla Salute delle persone sancito dalla stessa Costituzione (Art. 32).

          Abbiamo affrontato queste questioni sviluppando una riflessione, una discussione ed un’analisi, anche attraverso un bilancio del ruolo, del lavoro e dell’attività svolta dal Cobas Asl Rm3 (ex RmD) in questi anni.
Certamente non sono stati anni facili, ma sentiamo che nelle difficoltà e nei problemi che abbiamo incontrato e affrontato, pur con tutti i limiti e le nostre inadeguatezze, abbiamo cercato di essere un punto di riferimento e di ascolto per molte/i lavoratrici/lavoratori, per la difesa dei loro diritti e delle loro condizioni di lavoro, provando a divenire un argine verso le forme di malagestione e verso quei comportamenti autoritari e arroganti cui assistiamo sempre più spesso e che sembrano divenire ormai una consuetudine nella pratica e nella modalità di gestione della Cosa Pubblica.

          Il percorso che come Cobas dell’Asl Rm3 abbiamo intrapreso sin dal 2007, anno della nostra nascita, è stato quello di cercare di far sentire la nostra voce liberi da quelle pratiche e compatibilità del sindacalismo tradizionale sempre più complice, prigioniero ed ostaggio di quelle dinamiche e di quegli interessi aziendali, sindacali e politici che dominano sempre più l’essere e l’agire sindacale.

          Abbiamo cercato di difendere e affermare la nostra azione, la nostra autonomia facendo riferimento a quelle realtà del mondo del lavoro che rispondono al cosiddetto “Sindacalismo di Base”, cercando di guardare sempre con rinnovato interesse, con partecipazione e agire quotidiano all’ampio orizzonte organizzativo sindacale e a quegli aspetti politici, sociali e culturali che muovono nell’insieme della società.
          Anche questa volta abbiamo deciso di presentare nella Lista Cobas come indipendenti quelle Lavoratrici e quei Lavoratori che, pur non essendo iscritti alla nostra organizzazione, hanno voluto, attraverso la loro presenza, testimoniare un riconoscimento per il lavoro ed il percorso fatto sino ad oggi; altresì abbiamo inteso accogliere anche coloro che intendono dare un contributo, per divenire parte attiva e per ridare slancio e un nuovo e rinnovato senso allo strumento RSU.

          Allo stesso modo come Cobas Asl Rm/3 abbiamo scelto di ribadire ancora una volta l’incompatibilità, non solo sindacale ma anche etica e morale, dell’incarico di Posizione Organizzativa (P.O.) con quella di Delegato e Rappresentante Sindacale.

          Infatti, anche se le attuali normative continuano ad eludere ed ignorare tale questione, e non pensiamo ciò sia un caso, questo aspetto, rappresenta per noi una palese contraddizione.
          Ci chiediamo, infatti, come si possa al contempo svolgere un incarico, anche se temporaneo, per una posizione di lavoro che richiede, nell’ambito dell’articolazione aziendale, lo svolgimento di funzioni con assunzione diretta di elevata responsabilità con quella di Delegato e Rappresentante Sindacale.
          Colui che ricopre l’incarico di Posizione Organizzativa e al contempo quella di Delegato e/o Rappresentante Sindacale si trova, di fatto, nelle condizioni di dover rappresentare contemporaneamente, sia le istanze delle/i lavoratrici/tori, le problematiche e le criticità presenti nel luogo di lavoro e, nello stesso tempo, le esigenze organizzative aziendali con il compito, tra l’altro, di ricoprire e svolgere ruoli e funzioni di coordinamento, nonché di contribuire alla valutazione del personale all’interno dell’Unità Operativa presso la quale è stata selezionata.
          Per noi, oltre che un’evidente contraddizione, ciò rappresenta quello che viene oggi comunemente definito “conflitto di interessi” e che si manifesta con una vera e propria ipocrisia e ambiguità, con il chiaro rischio che tale posizione possa alimentare ulteriormente forme di condizionamento, sudditanza e ricatto.

          La riflessione e la decisione maturata di ripresentarci alle elezioni per il rinnovo delle RSU non poteva inoltre prescindere anche da una valutazione sullo stato della Sanità Pubblica, che, in questi anni, ha visto, attraverso politiche di definanziamento e depotenziamento, l’affermarsi di una logica fatta di tagli lineari, dei ticket, del perdurare di lunghe, infinite e vergognose liste di attesa, dell’aumento della precarizzazione, dello sfruttamento del personale.
          Inoltre, la sensibile riduzione dei posti letto, delle Strutture e dei Servizi Socio Sanitari Territoriali (Consultori, Cad, Tsmree, Dsm, Centri Diurni, Ser.D, Ambulatori di Cure Primarie, ecc.), stanno favorendo, di fatto, processi di privatizzazione tendenti a favorire interessi particolari (Esternalizzazioni, Mutue, Assicurazioni, Cooperative).
Riteniamo che su tali questioni sia necessario sviluppare una contrapposizione ed una forte iniziativa politica, sindacale, sociale e culturale tesa a mettere al centro la difesa del Diritto alla Salute come Bene d’Uso non negoziabile né mercificabile contrastando tutte quelle forme, dirette e/o indirette di precarizzazione e privatizzazione. 

          Le elezioni RSU arrivano a pochi giorni dalla firma della pre-intesa riguardante il rinnovo del Contratto di Lavoro delle Lavoratrici e dei Lavoratori del Comparto Sanità, con l’ipotesi di accordo siglato il 23 febbraio u.s. dal Governo e dalle Organizzazioni Sindacali, in particolar modo Cgil, Cisl e Uil. Un accordo che è conseguenza diretta, e forse fin troppo sottovalutata, di quell’”Accordo Quadro” per la Pubblica Amministrazione sottoscritto sempre da Cgil, Cisl e Uil e dal Governo il 30/11/2016.
          All’interno di quell’accordo, riteniamo, erano già disegnate e indicate le linee guida per i nuovi contratti, tutte all’interno delle compatibilità economico-normative già prefigurate nel corso degli anni (v. leggi di stabilità, riforme della Pubblica Amministrazione e del Pubblico Impiego, ecc.).

          Dopo circa dieci anni dall’ultimo rinnovo contrattuale durante i quali le lavoratrici ed i lavoratori hanno subito una perdita, nelle loro buste paga, di almeno 212 euro lordi al mese per ogni anno, gli arretrati verranno corrisposti solo per il 2016-2017 con importi ridicoli e miserrimi malgrado la forte perdita d’acquisto di circa 350 euro subita in questi anni con il conseguente peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
           Al di là degli aspetti legati all’adeguamento salariale, che riteniamo peraltro una questione centrale, ci sarà la necessità di analizzare, valutare ed approfondire, al fine anche di individuare e riconoscere le “trappole” che vi si possono racchiudere, ogni singolo elemento previsto dal contratto (orario di lavoro, sistema di valutazione del personale e sistemi premianti, progressione economica/fasce, straordinario, formazione e riconoscimento delle professionalità, concertazione/titolarità alla contrattazione, ecc., ecc.).
Pensiamo che ci siano alcune questioni che non possono essere eluse, ignorate e sottaciute.
Una di queste riguarda la “questione di metodo”, che non può e non deve essere ridotta a puro formalismo perché attiene all’idea stessa di Democrazia che sottende, o almeno dovrebbe, qualsiasi agire e pratica sindacale.
          Come si può, d’altronde, considerare normale il fatto che, in circa 10 anni di mancato rinnovo, nessuna bozza di contratto sia stata fatta preventivamente circolare tra le lavoratrici ed i lavoratori e non si siano create, attraverso la discussione, il confronto e la partecipazione, quelle ineludibili condizioni per cercare di costruire quei rapporti di forza necessari, anche per avere maggiore peso nell’ambito negoziale, con la controparte che, in questo caso, è il Governo?

          Il rinnovo di un contratto riguarda le condizioni e le prospettive di vita e di lavoro e dovrebbero essere le stesse/i lavoratrici ed i lavoratori, sui quali ricadono le scelte e le conseguenze economiche e giuridico/normative, a dover essere, nei tempi e nei modi dovuti, non solo “informati” ma consultati ed essere libere/i di potersi esprimere, di poter valutare e di poter decidere.

Che fine hanno fatto il confronto e la consultazione con le Lavoratrici ed i Lavoratori?

          Il rinnovo del contratto delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici, riteniamo, sia anche una questione strettamente legata alla funzione e al ruolo che essi stessi svolgono cioè quello di garantire e assicurare i servizi essenziali (Sanità, Scuola, Trasporti, ecc.) che, allo stato attuale, richiedono interventi, provvedimenti e scelte necessarie alla crescita e allo stesso sviluppo umano, sociale e culturale del Paese.

Si è tenuto conto di questo?

          Tra le questioni che purtroppo vengono affrontate e rese visibili solo in termini mediatici e sensazionalistici c’è quella che riguarda lo stato dei Servizi Socio Sanitari soprattutto quando le condizioni e il sovraffollamento nei Pronto Soccorso, ormai divenuta cosa quotidiana, espone le lavoratrici, i lavoratori e gli stessi cittadini/utenti a condizioni disumane che offendono e feriscono la stessa dignità umana e professionale di coloro che si trovano a viverla.
           Tali situazioni pensiamo non siano frutto del caso, ma conseguenza di un sistema e di uno smantellamento e depotenziamento costante della rete dei Servizi e delle Strutture Socio Sanitarie a causa della continua diminuzione del personale che ha riguardato, e riguarda, tutte le figure del Servizio Pubblico (Infermieri, Ausiliari, Personale Tecnico - Assistenti Sociali, Fisioterapisti, Logopedisti - Amministrativi).
          Solo dal 2009, secondo i dati rilevati nella Relazione annuale della Ragioneria Generale dello Stato, la Sanità Pubblica ha perso circa 45.000 operatori, di cui 5.000 unità solo nel 2016.
Tutto questo mentre l’età media del personale è in continuo aumento (oggi circa 50 anni) lasciando prevedere un’ulteriore diminuzione dei posti di lavoro nei prossimi 5-10 anni.
 Al contempo risultano però in aumento le figure dirigenziali (circa 53 in più nel 2015)!!!

Quale Programmazione Socio-Sanitaria si è andata realizzando per far fronte a questo stato di cose?

          Se pensiamo che non si intravede la reale volontà di rimuovere quegli ostacoli, come il blocco delle assunzioni e del Turn over e di realizzare quelle necessarie politiche occupazionali in grado di garantire i già insufficienti livelli quantitativi/qualitativi assistenziali, è facile immaginare che tutto questo comporterà per le lavoratrici ed i lavoratori un aumento ancor più gravoso dei ritmi e turni di lavoro, attraverso forme di sfruttamento e ricatto, facendo leva su “meccanismi incentivanti” (reperibilità, gettoni, prestazioni aggiuntive, straordinario, ecc. ecc.). Allo stesso tempo si può prevedere l’estensione dell’utilizzo dei processi di esternalizzazione, di precarizzazione e privatizzazione (Welfare aziendale, Mutue, Assicurazioni, Cooperative, ecc.).

          Ogni giorno vediamo umiliare il nostro impegno, le nostre professionalità, le nostre competenze, mortificare i nostri ideali, le nostre speranze assistendo alla progressiva cancellazione e polverizzazione del sistema di tutele e delle libertà individuali e collettive, dei diritti fondamentali come il lavoro, le pensioni, la salute, l’istruzione, la casa, i trasporti; lo stesso diritto a decidere del proprio tempo, per poterlo vivere, dividere e condividere liberamente con i propri affetti, i propri interessi, i propri svaghi.

           E’ in questo scenario di attacco ai diritti e alle condizioni di vita e di lavoro che si svolgono le elezioni per il rinnovo delle Rappresentanze Sindacali di Base (RSU).
          Uno scenario che si inserisce all’interno di una grave crisi politica, sociale, culturale che attraversa il nostro Paese dove il disagio, le ingiustizie e le disuguaglianze divengono sempre più acute e profonde trasformandosi spesso in individualismi, tensioni e conflitti verso i soggetti più deboli, fragili e indifesi della società.
          All’interno di una crisi come quella che stiamo vivendo, i cui costi vengono fatti ricadere sui soggetti più esposti, divengono sempre più evidenti i segni e i rischi della frammentazione, della perdita di solidarietà e del senso stesso di Comunità.
          La decisione di ripresentarci come Cobas Asl Rm/3 è maturata proprio partendo da una riflessione ed un ragionamento sulle cose che ci riguardano da vicino, sulle nostre condizioni di vita materiali e immateriali e sul senso stesso delle nostre vite.
          Come abbiamo cercato di fare in questi anni, pur non nascondendo un senso di inadeguatezza che oggi si vive all’interno di una crisi di rappresentanza e rappresentatività che, riteniamo, riguarda ed investe TUTTI, intendiamo continuare ad impegnarci per dar voce alle istanze, ai bisogni, ai diritti di quanti ogni giorno vivono sulla propria pelle il peso di una quotidianità resa sempre più dura, difficile e soffocante.
          Conosciamo, perché già vissute, le difficoltà che incontreremo; sappiamo che non avremo quell’ “agibilità”, quei mezzi che “Altri” per compiacenza, per opportunismo e collateralismo avranno ed utilizzeranno; sappiamo che avremo a che fare, come sempre, con il mercimonio, con le solite logiche e pratiche mercantili di coloro che, senza principi, valori e dignità elemosineranno e chiederanno attraverso il voto un consenso a tutto questo.

          Come Cobas dell’Asl Rm/3 continueremo a essere ciò che siamo e a dire ciò che pensiamo, attraverso linguaggi  e percorsi di partecipazione e di condivisione e ad impegnarci per cercare di contrastare quelle pratiche, quei comportamenti e quelle modalità sindacali sempre presenti, tese ad ostacolare la crescita, lo sviluppo di una reale, indipendente e libera espressione delle lavoratrici e dei lavoratori tutte/i nonché per difendere e affermare l’idea a la dignità stessa della rappresentanza e della rappresentatività.
          Riteniamo sia più che mai necessario impegnarsi, battersi contro ogni ingiustizia, contro ogni abuso e privilegio, per la difesa dei diritti e per cercare di affermare quei valori, quei principi, quegli ideali di giustizia, di uguaglianza e di solidarietà.
          Vogliamo farlo cercando di intrecciare e tessere relazioni anche con coloro che questa scelta non condividono, per affermare un’idea di democrazia basata sul principio della partecipazione di tutti alle decisioni che riguardano tutti.

          Queste sono anche le ragioni che ci spingono, ancora a ricercare di realizzare un rapporto, una relazione, un dialogo con quelle reti e realtà sociali e territoriali che muovono e agiscono sulla difesa dei diritti e dei Beni Comuni perché il Diritto alla Salute non è un problema che riguarda solo gli operatori della sanità, ma è una questione che riguarda TUTTE E TUTTI.
           Perché la Salute non è solo assenza dalla malattia, ma ricerca, affermazione e difesa del benessere psicofisico della persona, un Diritto, quindi, che non può e non deve essere mercificato e appaltato agli interessi privati e al profitto.

Il nostro agire non ha mai voluto essere, non lo è stato, e mai lo sarà, espressione di una "delega", ma impegno, passione e ragionamento costante e quotidiano per cercare di realizzare insieme a tante e tanti/i altre/i processi e percorsi di democrazia reale affinché siano le lavoratrici e i lavoratori stesse/i a divenire protagonisti delle decisioni che riguardano le loro condizioni di vita e di lavoro.
Il 17, 18 e 19 Aprile 2018
VOTA LISTA COBAS!!!
Cobas Asl Rm3

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