lunedì 9 aprile 2012

Casa del Parto Naturale “Acqualuce” – stato delle cose - carenza personale ostetrico.

Al Presidente e Commissario alla Sanità della Regione Lazio
On. Renata Polverini
Al Direttore Generale f.f. della Asl Rm/D
Dr.ssa Anna Rosalba Buttiglieri
Al Direttore Sanitario Aziendale
Dr.ssa Anna Rosalba Buttiglieri
Al Direttore Amministrativo
Dr. Massimiliano Gerli
Al Direttore Sanitario Ospedale G.B. Grassi
D.ssa Climene Pistolesi
Al Direttore UOC Ostetricia e Ginecologia G.B.Grassi
Dr. Pierluigi Palazzetti
Al Direttore Area Risorse Umane e Affari Generali
Dott. Filippo Coiro
Al Dirigente della UOC Servizio Professionale Infermieristico
e Ostetrico
Dott. Andrea Tranghese
e,p.c. Al Comitato a Difesa della Casa del Parto
e dei Servizi Materno Infantile
Al Consiglio dei Delegati della R.S.U.




Scrivente O.S., ha già avuto modo in passato (v. nota del 14 giugno 2010, inviata al Presidente Regione Lazio, On. Renata Polverini e alla Direzione Asl – Prot. n° 56981) di rappresentare le problematiche riguardanti la Casa del Parto “Acqualuce”, situata presso l’Ospedale G.B. Grassi.
La Casa del Parto Naturale “Acqualuce”, unica struttura pubblica del Centro – Sud di questo tipo, sin dalla sua “ progettazione” e realizzazione, e da quando è stata inaugurata ( l’8 marzo 2009), non è mai stata, di fatto, messa nelle condizioni di garantire la piena e completa funzionalità. Struttura che, si ricorda, nacque tra affermazioni contraddittorie come quella che al suo interno dovesse inizialmente collocarsi il Consultorio Familiare di Ostia. Ciò a dimostrazione che non vi è mai stata una reale volontà programmatrice e organizzatrice capace di prevenire, affrontare e risolvere le problematiche e le criticità che inevitabilmente sarebbero sorte durante la fase di sperimentazione. Anzi, con il passare del tempo affioravano sempre più, non solo gravi inadempienze gestionali, come l’assenza delle autorizzazioni e degli accreditamenti necessari, ma nessun provvedimento, intervento ed iniziativa venivano adottati per assicurare alla struttura sia la tutela giuridico/normativa, che il personale ostetrico necessario.
Tale situazione, nel luglio 2010, proprio per l’assenza degli adempimenti da parte della Regione Lazio quali la definizione collocazione giuridico/normativa della struttura, l’adeguamento dei percorsi di emergenza-urgenza e la dotazione del personale ostetrico e pediatrico, comportò la sospensione delle attività che ripresero solo a seguito della lotta e delle iniziative promosse dal “Comitato a Difesa della Casa del Parto e dei Servizi Materno Infantili”, iniziative che portarono la Presidente della Regione Lazio, On. Renata Polverini, a dare pubbliche rassicurazioni, impegnandosi a rilanciare la struttura e garantendone la piena funzionalità, attraverso la ricerca di soluzioni delle criticità esistenti, soprattutto, con riferimento alla carenza del personale ostetrico.
A tal fine venne anche avviato un Tavolo di confronto, ben presto interrotto per assenza di volontà della stessa Regione Lazio e della Direzione aziendale, nonostante le continue sollecitazioni a riprenderlo, rivolte dallo stesso Comitato.
Nel corso di questo lungo periodo la Regione Lazio ha provveduto, con l’adozione del Decreto del Commissario ad Acta, n° U0029 del 01 aprile 2011, a dare una completa definizione del Parto a domicilio e delle Case di Maternità con l’approvazione del “Profilo Assistenziale per l’assistenza al travaglio e parto fisiologico extraospedaliero in case di maternità e a domicilio”…….. “Protocollo per le Case di Maternità”. Con lo stesso Decreto veniva, inoltre, prorogata la sperimentazione per la “Casa del Parto Acqualuce” e stabiliti criteri e requisiti che definivano la stessa come Casa di maternità intraospedaliera e ciò contrariamente a quanto richiesto dallo stesso Comitato che sosteneva, invece, l’opportunità e la necessità di considerare tale struttura extra - ospedaliera. Tale considerazione trovava ragione, non solo per affermare quella cultura e quei principi propri dei servizi territoriali, quali il Servizio Materno Infantile, le cui attività sono propriamente dedicate alla Cura della Salute della Donna e del Bambino, dove rientra anche il percorso del Parto Naturale, ma anche per evitare che sulla struttura andassero a pesare tutte le inevitabili pressioni, difficoltà e criticità che, come struttura intraospedaliera, avrebbero inevitabilmente inciso sulla funzionalità stessa di “ Acqualuce”.
Tra le decisioni adottate, inoltre, c’è stata anche quella di pervenire alla "messa in sicurezza” della struttura attraverso la realizzazione di un percorso (tunnel) per permettere un eventuale trasferimento, in "caso di necessità”, della Donna e del Bambino dalla Casa del Parto “Acqualuce” alla Sala Parto ospedaliera. Anche per tale intervento, peraltro ancora da ultimare, sono state espresse critiche dallo stesso Comitato, non solo perché ritenuto superfluo e pretestuoso e rappresentando probabilmente anche uno spreco di denaro pubblico, ma, soprattutto, perché la struttura inizialmente era stata pensata, progettata e realizzata in modo che ogni stanza non avesse interferenze visive con l’ospedale, ma come unica prospettiva proprio la pineta. In realtà, i lavori, in via di esecuzione, secondo il progetto di "messa in sicurezza", hanno portato alla realizzazione, nella parte posteriore, di una “ strada “ che va fortemente a violare la privacy, perchè dall'esterno è possibile intravedere l'interno delle stanze, minando la stessa serenità e tranquillità delle donne costrette ad "assistere" all’inevitabile passaggio di macchine e pedoni.
In questo quadro, inoltre, la situazione di maggiore difficoltà e criticità che, di fatto, continua a ostacolare la piena e completa funzionalità della struttura, è rimasta la grave carenza del personale Ostetrico costretto sempre a operare esclusivamente in regime di “reperibilità”, perchè già impegnato in altre attività come quelle, altrettanto essenziali e indifferibili, del Blocco Parto, del Pronto Soccorso Ostetrico e del Reparto di Ostetricia/Ginecologia, considerando che per tutte queste attività sono presenti solo 26 unità di cui solo una minima parte turnante in h 24 e nulla è stato fatto per assegnare il necessario personale ostetrico dedicato.
Appare evidente come tali condizioni non siano in grado di assicurare, non solo il funzionamento della struttura, tenuto conto che i parti effettuati sin dalla sua inaugurazione sono stati: n° 19 nel 2009; 27 nel 2010; 18 nel 2011 e 3 parti sino a marzo 2012, ma il suo stesso destino, compromesso e messo in serio pericolo da condizioni insostenibili. Non si può pensare, infatti, che lo svolgimento dell’attività per la quale la struttura è stata finalizzata, possa essere assicurato, esclusivamente, attraverso l’uso dell’istituto della reperibilità, dal già carente personale di ostetricia presente all’interno dell’Ospedale G.B. Grassi.
Tale situazione che, se pur aveva una qualche ragione ed è stata “accettata” per una breve fase di sperimentazione, che in ogni caso doveva essere definita in tempi certi, non poteva non determinare, in assenza di prospettive concrete, una condizione d’insostenibilità per le lavoratrici ostetriche a causa dell’aumento sempre più gravoso dei ritmi e dei carichi di lavoro con i rischi che tale situazione può determinare per la salute e condizione psico – fisica delle stesse operatrici, condizione indispensabile, anche, ma non solo, in ragione della delicatezza delle attività che le stesse si trovano a svolgere. Il persistere di tale condizioni, tenuto conto anche dell’aumento complessivo dei parti effettuati presso l’Ospedale G.B. Grassi ( 4° nel Lazio per numero di nascite con circa 2000 parti effettuati nel 2011 ) rischia di esporre le stesse lavoratrici a condizioni di stress lavoro correlato che può causare danni psicosociali o fisici ed è tra le cause più comuni di malattia dei lavoratori e si manifesta nel momento in cui le richieste provenienti dall'ambiente lavorativo eccedono le capacità stesse dell'individuo nel poterle fronteggiare (Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro).

Scrivente O.S. ritiene, pertanto, strumentale e pretestuoso ogni tentativo di alimentare "furbesche insinuazioni" con le quali si sosterrebbe che il ridotto numero di parti naturali, all'interno della Casa del Parto "Acqualuce", sarebbe dovuto alla "non disponibilità" del personale ostetrico a eseguire turni di reperibilità. Si ricorda, a tale proposito, che il personale ostetrico nel corso di tutti questi anni ha manifestato concretamente, malgrado tutte le difficoltà, dedizione, partecipazione e professionalità e che queste insinuazioni, peraltro vergognose, non sono altro che il tentativo di cercare di scaricare responsabilità che sono, invece, proprie di chi aveva ed ha tuttora il compito e il ruolo politico, istituzionale e gestionale di cercare di risolvere la grave situazione.
Tale atteggiamento è, peraltro, ingeneroso e offensivo, sia nei riguardi delle operatrici e della loro stessa dignità, che con impegno hanno creduto nel progetto, sia verso le speranze e le aspettative delle donne in lista d’attesa che, a causa dell’inadeguato ed insufficiente utilizzo della struttura, vengono deluse e mortificate.
Scrivente O.S. esprime, pertanto, la totale contrarietà a qualsiasi provvedimento teso a "risolvere" il problema dell'indiscutibile ed ineludibile carenza del personale ostetrico, attraverso “l'obbligatorietà" dell'istituto della reperibilità, con l’inserimento dell’insieme delle attività del Blocco Parto e, quindi, dello stesso Parto naturale nel " Piano d'Emergenza Aziendale".
Riteniamo che le attività del Blocco Parto, ivi comprese quelle adibite al Parto Naturale, debbano essere considerate nell’ambito dell’ organizzazione ordinaria e non inserite, quindi, all'interno di un "Piano d'Emergenza", con la conseguente istituzione del regime di pronta disponibilità obbligatoria che, in ogni caso, non può derogare alle norme contrattuali vigenti, peraltro, oggetto di concertazione con le Organizzazioni Sindacali, e incluso nel budget di spesa aziendale all'inizio di ogni anno.
In ogni caso, riteniamo che un'eventuale decisione in tal senso, non raggiungerebbe quel risultato che l'Azienda strumentalmente e solo apparentemente, intende prefissarsi, quello, cioé del “completo funzionamento della struttura”, risultato che può essere raggiunto solo ed esclusivamente con un'adeguata dotazione organica e con personale dedicato.
L’assenza di una reale programmazione e il voler persistere, con provvedimenti, come quello dell’istituto della reperibilità senza analizzare e valutare le ricadute e le conseguenze che questi possono avere sulle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici, non solo non esprime attenzione e rispetto per le condizioni e la dignità delle stesse, ma non offre soluzioni certe e definitive all’insieme delle problematiche esistenti.
Scrivente O.S., riservandosi di intraprendere, a tale proposito, tutte le iniziative che riterrà opportuno, chiede la revoca di qualsiasi provvedimento riguardante l’obbligatorietà dell’Istituto della reperibilità già adottato e/o in via di adozione e, nel contempo, l’immediata convocazione di un incontro tra la Direzione Aziendale e le OO.SS., e la ripresa di quel Tavolo di Confronto con la Regione più volte richiesto e sollecitato dal Comitato a Difesa della Casa del Parto e dei Servizi Materno Infantile.
Scrivente O.S., coglie altresì l’occasione per chiedere formale rendicontazione analitica in merito all’utilizzo dei fondi Regionali destinati al funzionamento della Casa del Parto “ Acqualuce”.
Distinti saluti

Prot. Asl Roma D
n° 29740 del 2 aprile 2012



p. il Cobas Asl Rm/D
i Delegati R.S.U.
Corrado Minioto – Cesare Morra – Antonio Nocera

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