giovedì 10 luglio 2014

Tutti i nodi vengono al pettine: …quando c'è il pettine!!! Leonardo Sciascia




La carenza del personale nei Servizi e nelle Strutture Socio Sanitarie, da tempo e da più parti, viene ormai quotidianamente, soprattutto nel periodo estivo, sottolineata ed evidenziata ponendo l’accento specialmente sull’emergenza che viene a determinarsi nei Presidi Ospedalieri. Tale realtà certamente non può essere negata, quello però che, secondo noi, viene volutamente ignorato, rimosso e sottaciuto, sono le vere ragioni e le responsabilità all’origine di questo stato di cose.

Riteniamo che tutto questo non sia frutto del caso, ma la conseguenza di una serie di fattori che, di fatto, divengono funzionali al disegno più generale di depotenziamento e smantellamento del Servizio Socio Sanitario Pubblico, all’interno di un processo di privatizzazione della Sanità a tutto vantaggio del sistema privatistico/assicurativo e dei numerosi interessi che muovono nella Sanità Pubblica. Basti pensare che, mentre prosegue il Blocco delle assunzioni, procede senza sosta l’utilizzo delle “Esternalizzazioni” e degli appalti con ulteriore precarizzazione, sfruttamento e dequalificazione delle attività e dei servizi pubblici.
Tale processo è stato favorito e alimentato, nel corso di questi anni, dai Governi di Centro  Destra e di Centro Sinistra, attraverso il definanziamento della spesa sanitaria, le Leggi di Stabilità, la Spending Review, i Piani di Rientro che hanno determinato tagli dei posti letto, incremento dei tickets, blocco delle assunzioni e del Turn over, senza che, nel contempo, venisse realizzata una reale programmazione legata ai bisogni e alle esigenze di salute della popolazione e, soprattutto, un potenziamento dei Servizi Socio-Sanitari Territoriali. Ciò avrebbe, di fatto, favorito i necessari processi e le politiche di deospedalizzazione e di Integrazione Socio-Sanitaria, arginando così i notevoli accessi che si riscontrano attualmente nei Pronto Soccorso e nei Presidi Ospedalieri stessi.
A tutto questo, se si aggiungono la mala gestione e il mal governo caratterizzato dagli sprechi, dalle clientele, dalle ruberie, si può comprendere meglio lo scenario che ha portato e causato la situazione che è oggi sotto gli occhi di tutti e che si traduce, nella vita concreta delle persone, nel peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori e nella negazione di quel Diritto alla Salute sancito nella stessa Costituzione.
Parlare quindi di “emergenza estiva”, oggi più che mai, oltre ad essere una beffa, ci sembra  un vero e proprio inganno ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori e degli stessi cittadini/utenti.
Non può essere, infatti,  un segreto per nessuno che ogni giorno, sia nei Presidi Ospedalieri che nei Servizi territoriali, proprio per la carenza del personale esistente, gli attuali livelli assistenziali vengono garantiti attraverso l’impegno, la dedizione e la professionalità degli operatori, costretti, per garantire la copertura dei turni nei reparti, nei Pronto Soccorso, ma non solo, ad effettuare orario straordinario, divenuto spesso strumento ordinario dell’organizzazione del lavoro, in violazione, peraltro, delle norme contrattuali e di legge.  Sottoporre le lavoratrici e i lavoratori a ritmi massacranti e disumani con turni di lavoro che arrivano anche a 12/17 ore, mette, inoltre, a rischio la loro stessa salute e sicurezza nonché quella dei cittadini-utenti.

Se la situazione della carenza del personale non è un fenomeno casuale, ma determinato da scelte ben precise (basti pensare che per gli Standard Europei, se si guarda al solo personale infermieristico, in Italia ne mancano circa 60.000 e di quelli attualmente in servizio circa 30.000 sono precari - Fonti del Ministero della Salute ), si può comprendere che tale problematica non può essere affrontata con interventi improvvisati e/o approssimativi.

Nella Asl RM/D, la carenza del personale è stata resa ancor più evidente e aggravata da Politiche di Gestione delle Risorse Umane e Professionali caratterizzate, nel corso degli anni, da criteri e comportamenti arbitrari e discrezionali, dettate da logiche clientelari, favoritismi o, peggio, da condotte ritorsive, ricattatorie e vessatorie, lesive non solo dei diritti, ma della stessa dignità umana e professionale delle lavoratrici e dei lavoratori.

E’ andato realizzandosi, anche attraverso silenzi, connivenze e complicità omertose da parte di organismi aziendali, ma anche di apparati politici e sindacali, un vero e proprio “sistema di potere”  che ha finito per condizionare e determinare scelte e decisioni al di fuori di qualsiasi pur minimo criterio e principio di priorità e trasparenza che salvaguardasse e tutelasse il Bene Pubblico.

Appare, quindi, ora fuorviante, strumentale e manipolatore il coro che si alza ogni volta si solleva la problematica della carenza del personale nelle Strutture e nei Servizi Socio Sanitari; un coro ipocrita proprio da chi è stato silente, se non connivente e complice dello stato in cui ora ci troviamo, mentre come Cobas dell'Asl Rm/D, sin dal 2008 (anno di nascita), si  denunciava, attraverso note, documenti e interventi pubblici (tutti documentabili) quel disastro che sta calpestando ogni giorno di più il sistema dei diritti e delle tutele, sia per le lavoratrici e i lavoratori, sia per i cittadini/utenti ai quali non viene garantito quel Bene Pubblico come è il  Diritto alla Salute.

Venditori di menzogne che, per nascondere le proprie responsabilità, si ergono a paladini e difensori di tutto e di tutti, capaci di predicare bene,
ma “razzolare” male, favorendo il peggio!!!

Le difficoltà che oggi come lavoratrici e lavoratori ci troviamo a vivere non possono essere mascherate e nascoste; l’attacco ai diritti e alle condizioni di vita e di lavoro le misuriamo e le viviamo a caro prezzo sulla nostra pelle, sui nostri corpi, nelle nostre anime ogni giorno, paghiamo una crisi che altri hanno prodotto, subiamo il progressivo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, il mancato rinnovo dei contratti, ormai fermi da un decennio, percepiamo stipendi da fame, ma non siamo disposti a subire inermi lasciando che tutto questo si trasformi in una “guerra tra poveri” che salverà solo e sempre chi porta le responsabilità politiche, sociali, morali e culturali del disastro attuale.

Oggi L’Azienda Asl Rm/D intende pervenire all'adozione di provvedimenti di mobilità interna per far fronte all'emergenza della carenza del personale, in particolar modo, per quanto riguarda il P.O. G.B. Grassi, assumendo come criterio solo “l’età anagrafica” (fino a 50 anni) e inviando le operatrici e gli operatori a visita del Medico competente per il giudizio di idoneità all’attività h 24 per una eventuale assegnazione presso il P.O. G.B. Grassi. 
Su tale questione, molto si potrebbe dire e bene ha fatto la RSU ha evidenziare i limiti e le incongruenze di tale ipotesi, proprio perché le criticità e le problematiche presenti, acuite e approfondite, in questi anni, da quel sistema corruttivo che ha generato e lasciato sul campo macerie e ferite profonde, riteniamo non possano essere affrontate prescindendo da quei criteri e da quei principi di programmazione e riorganizzazione dell’insieme dei Servizi Socio Sanitari, individuandone in modo trasparente e funzionale orientamenti, priorità e obiettivi.

Tale impostazione, crediamo, sia necessaria più che mai se si vuole realmente e coerentemente garantire funzionalità ed efficienza alle Strutture e ai Servizi Socio-Sanitari e, quindi,  i necessari livelli quantitativi/qualitativi di assistenza, soprattutto in relazione alle  condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori e al diritto alla salute delle persone.

A questi principi e criteri, pensiamo, siano richiamati coloro che hanno il Potere e la Responsabilità di intervenire per rendere efficiente un sistema, un Servizio Socio Sanitario Pubblico che si è voluto, e si vuole, sempre più demolire e smantellare.
Basti pensare che recenti dati Censis rilevano che, solo nel 2013, la spesa privata per la sanità è arrivata a circa 27 mld, 3 mld dei quali solo per il pagamento dei tickets (10% in più in 2 anni). Inoltre, circa 10 milioni di persone rinunciano alle cure a causa delle difficoltà economiche, mentre sul 42% dei cittadini, grava per intero il costo delle visite specialistiche, a causa dei troppo lunghi tempi di attesa.

E, per cortesia, si abbia almeno il coraggio e l’onesta intellettuale di mettere mano alle vere inefficienze, agli sprechi, alla mala gestione, alle clientele, ai favoritismi, alla pletora di Dirigenti superstipendiati e si eviti di attaccare, ledere, violare Diritti fondamentali facendoli, oltretutto, passare per dei “privilegi”.  La carenza del personale molto spesso porta, appunto, a considerare un vantaggio la fruibilità dei benefici derivanti dalla Legge n.104/92, mentre, chi ha questo tipo di tutela, spesso vive una seria difficoltà, se non un dramma vero e proprio, considerato che vengono sempre meno quelli apporti sociali e/o assistenziali necessari e di supporto alla famiglia o alla persona.

Il livello preesistente non ci è appartenuto e non ci appartiene!  Non abbiamo partecipato ad alcun “banchetto”!
Se ci sono privilegi, abusi e favoritismi si intervenga su quelli, senza né colpevolizzare né, tantomeno, negare o cancellare diritti inalienabili. 

Si tende poi, spesso, a generare una dualità e una contrapposizione tra Servizi Socio Sanitari Territoriali e Presidi Ospedalieri; ciò, oltre ad essere inutile, riteniamo sia fuorviante e strumentale, perché un’adeguata risposta ai bisogni e al Diritto di Salute delle persone può avvenire solo se si crea quell’Integrazione Socio Sanitaria, sino a oggi rimasta praticamente nella carta delle “buone intenzioni”, ma necessaria,  peraltro, ad alleggerire il carico verso i Pronto Soccorso e i Presidi Ospedalieri. Ricordiamo che il Territorio dell’Asl Rm/D comprende zone di Roma e del Litorale; un Territorio che ha visto in questi anni un’inarrestabile e continua espansione edilizio-abitativa senza che venissero adeguate le infrastrutture, gli spazi sociali e culturali e gli stessi Servizi Socio Sanitari. 
Ci si dovrebbe chiedere, allora, se non era, e non è, ancor più oggi necessaria una programmazione ed organizzazione, che attraverso l’individuazione delle priorità e degli obiettivi e, in relazione alle risorse esistenti, sia in grado di rispondere in termini quantitativi/qualitativi ai bisogni e ai diritti di salute delle persone.

Una maggiore programmazione e organizzazione delle attività, delle Strutture e dei Servizi Socio Sanitari e una più oculata e trasparente distribuzione, collocazione e razionalizzazione del Personale TUTTO,  avrebbe consentito, al contempo, sia il potenziamento di quei Servizi Sanitari integrativi ( Cad, Cure Primarie, ecc.) e di interesse sociale (Sert, Dsm, Consultori, ecc.) sia la funzionalità stessa dei Presidi Ospedalieri ( CPO – G.B. Grassi) in rapporto alle Risorse Umane e Professionali realmente esistenti.
Invece, abbiamo assistito in tutti questi anni a più che discutibili Politiche di Gestione che, mentre già era  evidente la problematica della carenza del personale, determinavano, attraverso annunci ed operazioni propagandistiche e di facciata, l’apertura e l’avvio di ulteriori attività e servizi, (es. il reparto di “ Degenza Breve”, di Sub – Intensiva con personale assunto a tempo determinato in occasione dell’influenza H1N1, della Casa del Parto, dei “Presidi di Medicina Scolastica” e, più recentemente, persino “l’apertura” di un “Pronto Soccorso Scolastico”).
Non si può pensare, quindi, che si possano risolvere problemi complessi e gravosi attraverso provvedimenti “tampone” dettati da una logica emergenziale che rischia, senza una visione d’insieme, di aggravare ulteriormente la situazione nelle varie Strutture e nei Servizi Socio Sanitari che sarà destinata, in queste condizioni, a peggiorare sempre più di anno in anno.

Nessuno può negare l’esigenza e la necessità di adottare provvedimenti urgenti per affrontare “l’oggi”, anche attraverso lo strumento della mobilità, ma questo può e deve essere realizzato e attuato in modo equo e trasparente, non solo nel rispetto delle normative contrattuali e di legge, ma anche della dignità umana e lavorativa di chi, in tutti questi anni, ha garantito con competenza e professionalità, in assenza di ogni capacità e volontà di indirizzo e di direzione, l’assistenza e il diritto alla salute delle persone confrontandosi tutti i giorni con le difficoltà, con il disagio e la sofferenza, operando con strumenti e spazi, spesso inadeguati e per di più in condizioni disagevoli (attrezzature tecnico/informatiche obsolete, sistemi informatici inadeguati, carenza di ausili sanitari, telini da lettino per le visite, toner e persino sapone e carta igienica nei bagni, ecc., ecc.).

Per cercare di uscire dalla logica emergenziale, la Direzione Aziendale nel suo insieme deve definire la propria strategia aziendale, favorendo processi partecipativi e democratici, cercando di realizzare e tutelare, attraverso l’individuazione delle priorità e degli obiettivi in relazione alle attività, alle strutture, ai servizi e alla  verifica del corretto rapporto della dotazione organica di tutte le figure professionali necessarie (mediche, infermieristiche,  ausiliarie, tecniche e sociali), una migliore e più adeguata risposta ai bisogni di salute delle persone.

Pensiamo che le problematiche qui sopra parzialmente riportate possano rappresentare un contributo all’analisi, alla riflessione, nonché alla discussione e al confronto sullo stato dei Servizi Socio – Sanitari nel Territorio della Asl Rm/D per valutarne e migliorarne la loro efficienza, la loro funzionalità ed umanizzazione.
Un confronto che possa anche  rimettere al centro dell’iniziativa Sociale, Culturale, Politica e Sindacale sia i diritti, le condizioni materiali di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori, sia la difesa del Servizio Socio Sanitario Pubblico e di quel Bene Comune che è il Diritto alla Salute delle persone.

Roma, Luglio 2014

Cobas Asl Rm/D

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