giovedì 8 novembre 2007

Un pò di storia.Una lettera aperta del 2006 di quattro lavoratori della ausl rm d,tre di questi oggi hanno aderito alla lista COBAS

LETTERA APERTA ALLE LAVORATRICI ED AI LAVORATORI DELLA RM D
Gilda Bosco - Roberto Di Giuseppe - Francesco Donzella - Cesare Morra
…e mentre il saggio indicava la luna, lo stolto guardava il dito…
(antico proverbio cinese)
Ognuno di noi, da ormai diversi mesi, sia pure nella diversità dei ruoli e delle condizioni di lavoro, avverte il forte e profondo senso di disagio che serpeggia tra i lavoratori della ASL RM D. Senza troppi giri di parole, né complicate analisi, possiamo tranquillamente affermare che il motivo principale è uno soltanto:
la delusione e la frustrazione delle speranze suscitate dalla vittoria del centro-sinistra alle elezioni regionali e dal conseguente cambio di guardia nella direzione dell’Azienda.

Noi firmatari di questa lettera ci siamo impegnati duramente ed in prima persona per quella vittoria e siamo oggi altrettanto impegnati, su ogni fronte possibile (a cominciare da quello delle elezioni politiche), al superamento di quella pericolosa malattia infantile della società italiana che Indro Montanelli chiamava “berlusconite”. Proprio questo impegno e la passione con cui lo conduciamo, fa crescere in noi una sensazione di rabbia e d’ingiustizia nel vedere forze e personaggi variamente collocati, sul fronte professionale, politico e sindacale, che guardano con malcelata soddisfazione a questa situazione e che sognano un non lontano ritorno al buon tempo antico, quando tutte le porte dei piani alti dell’Azienda erano loro aperte e le politiche, gli accordi e le carriere si discutevano e si decidevano tra vecchi e buoni amici.
Ci troviamo, noi e tanti altri compagni/e, lavoratori e lavoratrici come noi, in mezzo ad una sorta di fuoco incrociato: da un lato una direzione aziendale, che non sa o non vuole dire “qualcosa di sinistra” perché, al di là di ciò che fa, giusto o sbagliato che sia, in tutte le sue articolazioni non comunica, non spiega, non condivide, agendo in maniera autoritaria ed autoreferenziale ed assumendo iniziative che appaiono del tutto incongruente con ciò che era stato asserito poco tempo prima, suscitando, ovviamente, sconcerto, malumore e confusione; dall’altro quei “nostalgici” di cui si parlava, che sbandierano magari la loro presunta “tecnicità” e/o “apoliticità”, ma che in realtà hanno da sempre una filosofia ben chiara: quella della consociazione, dell’accordo sottobanco, fino al clientelismo e che, almeno fino ad ora, sembrano non essere riusciti a passare e che quindi, com’è ovvio, cercano di soffiare sul malcontento e di suscitare proteste ed agitazioni varie, magari fasulle, com’è accaduto, ma capaci in ogni modo di trovare adeguata eco sui mezzi d’informazione.

Per noi, come ben si capisce, si tratta di una condizione difficile, ma che non ci spaventa. Siamo ben allenati alla lotta e siamo qui a dimostrarlo. Lanciamo un messaggio forte e chiaro a tutti coloro che si sentono vicini a questo nostro sentire: noi siamo il “terzo incomodo” e non ci lasceremo piegare da questo gioco al massacro.

Non permetteremo più che la direzione aziendale, soprattutto nelle sue componenti “generale” e “sanitaria”, continui indisturbata questo suo andazzo autoritario ed accentratore. L’Azienda è un “Bene Comune” che produce Salute. La sua direzione è un onore ed un onere, non un privilegio. Chi si sente troppo stanco o stressato si accomodi. Chi pensa di essere frutto buono per tutte le stagioni sappia che a noi gli “organismi geneticamente modificati” non piacciono e che non siamo disposti a mangiarne. Così come annunciamo ai tanti “furbetti dell’aziendina” che l’epoca del “vogliamoci bene” è terminata. Le lotte fatte “a mezzo stampa”, senza i lavoratori, non saranno più possibili, né accetteremo più in silenzio le lamentazioni di chi, ieri era complice di una gestione feudale e fallimentare ed oggi improvvisamente, si accorge che le cose non vanno.
Per una chiarezza ancora maggiore, indichiamo alcuni punti concreti ed urgenti ma anche utili come esempio. Non troviamo assolutamente giustificabile l’eccesso di attenzione che l’Azienda sta riservando al P.O.I. Portuense (Osp. Di Liegro), struttura di fatto, privata con innesti di pubblico, mentre il G.B. Grassi rischia di giorno in giorno, realmente, la morte per inedia. In questo contesto troviamo semplicemente folle l’incuria mostrata di fronte al problema del Centro Trasfusionale del Grassi stesso, benché la situazione fosse ben conosciuta da mesi e per mesi, si siano moltiplicate da ogni parte, le sollecitazioni a colmare i pesanti buchi di personale, fino all’attuale, drammatica situazione.
Questo ritardo, come quello ancora più vasto e grave circa l’avvio di un serio dibattito sulle dotazioni organiche, apre di fatto le porte al ricorso in “stato di necessità” all’estensione incontrollata del lavoro precario. Si è assistito in silenzio, per anni, alla vergogna di lavoratori privi di ogni tutela e diritto chiamati a svolgere le identiche nostre mansioni.

E’ tempo di costruire un grande NO a questa situazione.

Ci lascia, inoltre, sconcertati l’incredibile balletto di caposala e “facenti funzioni” del Posto di Primo Intervento di Casal Bernocchi che oltretutto dovrebbe, come trionfalmente annunciato, essere il cuore sperimentale del costituendo Dipartimento delle Cure Primarie. Un tale affermava che a pensar male si fa peccato, ma che raramente si sbaglia. Restiamo nella attesa di un parere in merito da parte della direzione aziendale.
Allo stesso tempo ci chiediamo come mai così tante componenti politiche, sindacali ed aziendali continuino a “dimenticare” lo scandalo dei 150 milioni di euro di deficit lasciati dalla vecchia amministrazione e dei 2 miliardi di euro sempre di deficit lasciati dalle giunta Storace in Sanità. L’attuale, drammatica carenza di personale nell’Azienda è la logica conseguenza di queste voragini finanziarie. Così come è conseguenza del famigerato taglio del 3% sulle risorse umane, messo in atto dalla Regione su imposizione della Legge Finanziaria. E’ noto a tutti il debito di 250 milioni di euro verso la Regione Lazio che il governo Berlusconi ha evitato di onorare.
Omettere questi dati di fatto non è altro che un puro e semplice esercizio di malafede e di disonestà intellettuale.
Quando in tempi non sospetti, alcuni sostennero la necessità di un controllo dal basso dei bilanci aziendali, da quasi ogni parte fu risposto che questo“non era nelle competenze del Comparto”. Ben contenti, molti, di godere di qualche briciola “generosamente” concessa. Dove sono adesso gli smaliziati, competenti “tecnici apolitici” di allora? Certamente pronti per salire su qualche finta barricata in stato di agitazione parolaia. E’ per questo che diciamo pubblicamente anche a coloro che, sia pure criticamente, abbiamo sentiti più vicini nel tempo, che non ci fidiamo più.

Pensare di affrontare e risolvere la crisi attuale dell’Azienda senza fare i conti con i suoi nodi strutturali è solo un esercizio retorico, buono al massimo per sostenere qualche posizione elettoralistica o di clientela. Un gioco al quale noi non staremo.

Uscire da tutte le difficoltà del presente non sarà né breve né facile. Non proponiamo ricette semplici e demagogiche, ma pensiamo alla costruzione di un modo diverso di gestione e di governo, fondato su un sistema di partecipazione democratica, capace di connettere e valorizzare, vite, professionalità, competenze legate all’esperienza ed in grado di avviare un processo che abbia come suo centro, tanto la difesa e la valorizzazione delle condizioni di esistenza e di lavoro delle donne e degli uomini, che “sono” l’Azienda che produce Salute, quanto la ripresa di un’iniziativa politico – culturale che concepisca la Salute stessa come condizione di benessere psichico e fisico degli individui e delle comunità. Un Bene Comune nel quale privatizzazioni e precariato sono segni di malattia da curare e da combattere.
Ciò che intendiamo, semplicemente, è che per noi, Sinistra, vuol dire, ancora, il movimento reale che cambia lo stato delle cose presenti, senza dominatori né dominati. Per alcuni un’illusione per altri una pratica di vita e di lotta.
Con la speranza e l’intento che questa lettera possa esprimere e rappresentare un contributo all’avvio di una riflessione e di un contributo ad un nuovo percorso di cambiamento.


28/02/2006

Nessun commento: