domenica 14 febbraio 2010

I MIRACOLI DEL SANTA LUCIA

Dall'ESPRESSO del 04/02/10

A Roma c'è una corsia preferenziale, un canale misterioso che permette di trasferire centinaia di dipendenti dalle cliniche private alla sanità pubblica. E quando si cerca di capire come siano state scelte queste persone, ingaggiate dalla Asl senza concorsi e senza selezioni, si trova solo un fascicolo vuoto: nemmeno un curriculum o una lettera di credenziali. Guarda caso - però - decine delle persone che hanno sfruttato questa autostrada risultano parenti o collaboratori di dirigenti delle Asl.

Questa trasfusione di camici bianchi, 34 per l'esattezza, è cominciata nel 2002, quando la Regione era guidata da Francesco Storace ed è proseguita. La grande fuga dalle cliniche agli ospedali pubblici è stata radiografata dall'inchiesta di Carlo Alberto Luccone, ispettore del dipartimento di Ragioneria dello Stato: un dossier impressionante trasmesso alla magistratura, che ha aperto un'istruttoria. Al centro dei controlli c'è la Asl D, una delle più grandi della capitale. E come punto di partenza della marcia verso il posto assicurato, l'ispettore individua soprattutto la Fondazione Santa Lucia, un prestigioso istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Di fatto l'unica struttura di eccellenza nella riabilitazione neurologica della capitale. Colpita dai tagli alla spesa sanitaria della regione ha ricevuto immediato appoggio del candidato di centrodestra Renata Polverini che ha indossato una tshirt 'Salviamo il Santa Lucia'. Come spesso accade con gli ospedali religiosi della capitale, il Tar ha bloccato i tagli e l'emergenza è rientrata. Ma il dossier dell'ispezione descrive un'altra storia: il passaggio cospicuo dei dipendenti del Santa Lucia nei ranghi della Asl. Seguita da una serie di altri ospedali ecclesiastici che hanno creato la stessa osmosi: il Cristo Re, i Fatebenefratelli all'isola Tiberina e il San Pietro, il Madre Vannini dell'ordine delle Figlie di San Camillo, l'Istituto per ciechi Sant'Alessio, e il San Giovanni Battista dell'Ordine di Malta. persino l'Ipasvi, la federazione dei collegi degli infermieri, sembra abbia usato questo metodo. Una migrazione senza criteri, senza concorsi, definita fuori da ogni regola: "L'amministrazione regionale si è disinteressata di questa corposa migrazione di dipendenti dalle strutture sanitarie private verso quelle pubbliche. E ancora, dall'ispezione "emerge una gestione delle mobilità disinvolta, poco trasparente e poco imparziale".



Ed emerge che i trasferimenti sono "frutto di un'intesa tra i privati e i pubblici amministratori", che vengono a creare una situazione in cui prevalgono, si legge ancora nel dossier, "il nepotismo e il clientelismo". Il rapporto elenca relazioni di parentela o professionali tra le persone assunte dalla Asl e personaggi eccellenti. Nella lista delle persone approdate al pubblico si citano: la figlia di un direttore amministrativo, il figlio di un dirigente Cisl funzione pubblica, il fratello di una dipendente presso la segreteria del direttore amministrativo, il figlio di un direttore di neurologia, i figli di un dirigente della Cgil funzione pubblica, il figlio dell'autista della direzione generale e la consorte di un manager Inpdap.

Ma è così solo nella Asl D? Si tratta di un'eccezione? I risultati dell'ispezione ritengono che il travaso illecito di dipendenti riguardi l'intera regione e "portano a considerare che questo costume del favoritismo non sia un fenomeno circoscritto all'azienda verificata, ma esteso al resto delle strutture sanitarie pubbliche romane o laziali".
dall’Espresso
Paolo Tessadri

(04 febbraio 2010)


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